Jinke Property Group, in difficoltà, ha dichiarato di aver presentato una richiesta di riorganizzazione aziendale presso un tribunale per risolvere i suoi rischi di indebitamento, diventando uno dei primi noti sviluppatori cinesi a intraprendere tale percorso per cercare di ripristinare la sua posizione finanziaria.

Le azioni di Jinke quotate a Shenzhen, il 50esimo sviluppatore immobiliare del Paese per vendite, sono salite del 2,5% a mezzogiorno di giovedì, dopo aver fatto un balzo del 9,4% all'inizio della sessione. La sua unità di gestione immobiliare quotata a Hong Kong, Jinke Smart Services , è scivolata dell'1,2%.

Molti sviluppatori immobiliari cinesi sono andati in default sui loro obblighi di debito dalla metà del 2021, e la maggior parte di loro si è concentrata su una ristrutturazione del debito piuttosto che su una riorganizzazione aziendale.

Il mese scorso un tribunale di Hong Kong ha ordinato a China Evergrande Group, il promotore immobiliare più indebitato al mondo, di liquidare la società dopo che non era riuscito a compiere progressi nella ristrutturazione del debito offshore.

Jinke ha dichiarato in un documento depositato nella tarda serata di mercoledì di aver presentato ufficialmente una domanda presso un tribunale della città sudoccidentale di Chongqing, e che una riorganizzazione di successo migliorerebbe il suo bilancio e la sua capacità operativa continua.

Se la riorganizzazione fallisse, tuttavia, l'azienda ha avvertito che potrebbe andare incontro alla bancarotta e al delisting.

Lo sviluppatore privato con sede a Chongqing, con obbligazioni onshore per un valore di 1,6 miliardi di dollari, è andato in default per la prima volta su una tranche di debito in yuan nel maggio 2022.

Nel maggio 2023, Chongqing Hengrui Constructional Engineering, un fornitore di Jinke, ha presentato un'istanza di riorganizzazione fallimentare contro lo sviluppatore in un tribunale, ma l'istanza non è stata processata dal tribunale, secondo i media locali.

Lo scorso luglio, lo sviluppatore ha stipulato un accordo con un'unità di Great Wall Asset Management, di proprietà statale, in base al quale l'unità avrebbe partecipato come investitore strategico al processo di riorganizzazione preconfezionata di Jinke. (Relazione di Clare Jim; Redazione di Muralikumar Anantharaman)