Armani, 89 anni, è amministratore delegato e unico azionista dell'azienda creata con il suo defunto socio negli anni '70 e che lo scorso anno ha registrato ricavi per 2,35 miliardi di euro.

Il fatto che non abbia figli ha alimentato speculazioni sul futuro dell'impero di Armani e se, in un settore dominato da conglomerati del lusso, sarà in grado di mantenere l'indipendenza che gli sta a cuore.

Tuttavia lo statuto della società che entrerà in vigore al momento della successione di Armani, conservato da un notaio di Milano e visionato da Reuters, stabilisce i principi che regoleranno il futuro del gruppo.

Il documento, presentato in un'assemblea straordinaria del 2016, spiega come gli eredi dovranno gestire una potenziale quotazione in borsa - comunque non prima di cinque anni dalla sua scomparsa - e qualsiasi potenziale attività di M&A.

Per quanto riguarda il look di Armani, il documento li impegna alla "ricerca di uno stile essenziale, moderno, elegante e non ostentato con attenzione al dettaglio e vestibilità".

PIANO DI SUCCESSIONE

Gli eredi di Armani dovrebbero includere la sorella, altri tre membri della famiglia che lavorano nell'azienda, il collaboratore di lunga data Pantaleo Dell'Orco e una fondazione.

Lo statuto divide il capitale azionario della società in sei categorie con diversi diritti di voto e poteri, ed è stato modificato a settembre per creare due categorie senza diritto di voto.

Il gruppo Armani non ha voluto commentare sul documento, riportato per primo dal Corriere della Sera, o sul suo contenuto.

Nello statuto non viene chiarito come verranno distribuite le diverse categorie di azioni, ma gli esperti di corporate governance ritengono che le linee guida dovrebbero garantire una transizione relativamente agevole, anche grazie al ruolo centrale del Cda.

"È un'organizzazione che riduce i margini di dissidi tra gli eredi", ha detto a Reuters Guido Corbetta, professore di Strategia aziendale all'Università Bocconi di Milano.

Armani ha una sorella minore, Rosanna, e tre nipoti, Silvana e Roberta Armano e Andrea Camerana. Anche Dell'Orco è considerato parte della famiglia.

Tutti sono attualmente membri del consiglio di amministrazione e, a parte Rosanna, lavorano per il gruppo Armani.

Silvana e Dell'Orco sono rispettivamente Head of design delle collezioni donna e uomo e lavorano da decenni a stretto contatto con Armani, che li ha soprannominati i suoi "luogotenenti dello stile".

Lo statuto del 2016 stabilisce anche il processo di nomina da parte del Cda dei futuri direttori per la linea femminile e maschile.

Roberta è responsabile dell'Entertainment & VIP Relations, mentre Camerana è direttore generale per la sostenibilità.

Anche altri gruppi della moda, tra cui Lvmh, il più grande gruppo del lusso in Europa, devono affrontare le sfide della successione.

EREDITÀ DURATURA

Nel 2016 Armani ha anche creato una fondazione che attualmente detiene una quota simbolica nel gruppo, ma che è destinata ad ereditare una parte del capitale e a svolgere un ruolo fondamentale nella difesa del gruppo.

Lo scopo della fondazione è usare i propri capitali per scopi benefici e assicurare il rispetto dei principi voluti da Armani.

Lo statuto della fondazione, di cui Reuters ha preso visione, prevede che essa gestisca la partecipazione azionaria con l'obiettivo di creare valore, mantenere i livelli occupazionali e perseguire i valori aziendali. Il gruppo Armani ha quasi 9.000 dipendenti.

La creazione di una fondazione ricorda quanto fatto dal fondatore di Rolex Hans Wilsdorf, che nel 1960 lasciò il marchio a una fondazione che tuttora possiede l'azienda di orologi di lusso.

Armani ha sempre difeso l'indipendenza della propria azienda e ha escluso una fusione, soprattutto con i gruppi francesi che hanno rilevato brand italiani come Gucci, ora controllata da Kering.

Il futuro statuto della Giorgio Armani prevede "un cauto approccio alle acquisizioni finalizzate esclusivamente a sviluppare competenze non esistenti internamente dal punto di vista del mercato, del prodotto o del canale".

Nello statuto è prevista inoltre la distribuzione del 50% degli utili netti agli azionisti.

Un'eventuale quotazione in borsa richiede il voto favorevole della maggioranza dei membri presenti in Cda "decorso il quinto anno successivo all'entrata in vigore del presente statuto".

Nessun commento dal gruppo Armani riguardo a un'eventuale quotazione a medio termine.

"I principi fondanti mostrano la volontà di Armani di trasmettere e prolungare la sua idea di società, di business, c'è una volontà di eternità", ha detto il professor Corbetta.

Nonostante la meticolosa pianificazione, il sopravvivere delle sue idee sarà fuori dal suo controllo.

"Questi principi potrebbero un po' ingessare la società e diventare incompatibili con cambiamenti drastici del mercato", ha aggiunto Corbetta.

(Elisa Anzolin, Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Andrea Mandalà)