ROMA (MF-DJ)--Il Covid-19 ha completamente stravolto i piani di molti, ma non di tutti stando ai numeri. Infatti la mobilità degli italiani con la pandemia non si è arrestata, ma ha subìto un ridimensionamento che non riguarda, però, le nuove nascite da cittadini italiani già residenti all'estero, ma piuttosto le vere e proprie partenze, il numero cioè dei connazionali che hanno materialmente lasciato l'Italia recandosi all'estero da gennaio a dicembre 2020 (decremento del -16,3% in un anno).

E' quanto emerge dal Rapporto "Italiani nel Mondo" della Fondazione Migrantes. In valore assoluto, si tratta di 109.528 italiani, oltre 21.000 persone in meno rispetto all'anno precedente. Il 54,4% (59.536) sono maschi, il 66,5% (72.879) celi-bi o nubili, il 28,5% (31.268) coniugate/i, il 2,2% divorziate/i (2.431). Dopo più di dieci anni di continua crescita, per la prima volta, a inizio 2021, ci si ritrova con un'inversione di tendenza che però non è significato non partire, quanto piuttosto modificare ancora una volta repentinamente le caratteristiche dei protagonisti della mobilità.

Nel generale calo delle partenze (-16,3% rispetto all'anno precedente), le diminuzioni maggiori si riscontrano per gli anziani (-27,8% nella classe di età 65-74 anni e -24,7% in quella 75-84 anni) e per i minori al di sotto dei 10 anni (-20,3%). Crescono, invece, i giovani tra i 18 e i 34 anni (42,8%): nell'anno della pandemia, il protagonismo dei giovani italiani in mobilità aumenta, ma il "rischio" di uno spostamento è stato volutamente evitato dai profili più fragili, anziani e bambini.

Degli oltre 109 mila connazionali che hanno spostato la loro residenza dall'Italia all'estero nel 2020, il 78,7% lo ha fatto scegliendo l'Europa come continente. Nel loro complesso, le destinazioni scelte nell'ultimo anno sono state 180 e, tra le prime dieci, sette sono nazioni europee (erano 186 a inizio 2020).

Tuttavia, l'unica nazione con saldo positivo, rispetto all'anno precedente, è il Regno Unito: +8.358 iscrizioni in più rispetto al 2020, +25,1% di variazione dal 2020 che diventa un aumento, in un anno, del 33,5%. Delle oltre 33.000 iscrizioni nel Regno Unito, il 45,8% riguarda italiani tra i 18 e i 34 anni, il 24,5% interessa i minori e il 22,0% sono giovani-adulti tra i 35 e i 44 anni. Si tratta, quindi, della pre-senza italiana tipica per il Regno Unito: giovani e giovani adulti, nuclei familiari con minori che la Brexit ha obbligato a far emergere - da qui la spiegazione dell'incremento registrato anche nell'ultimo anno nonostante la pandemia - attraverso la procedura di richiesta del settled status, un permesso di soggiorno a tempo indeterminato per chi può comprovare una residenza continuativa su territorio ingle-se da cinque o più anni, arco temporale che non deve essere stato interrotto per più di sei mesi su dodici all'interno del quinquennio di riferimento.

Gli italiani, quindi, durante l'annus horribilis della pandemia si sono trovati costretti a dover decidere se partire o no, se affrontare o meno i rischi di un'emergenza sanitaria globale raggirando gli ostacoli imposti dai protocolli rigidi attuati dalle diverse nazioni e relative ai limiti di sposta-mento intra ed extra un determinato territorio. Una parte ha preferito procrastinare il progetto migratorio - e da questo deriva la riduzione del numero complessivo delle partenze - e un'altra parte ha deciso comunque di non rinviare la decisione e, quando possibile, rispettando le disposi-zioni limitanti gli spostamenti, ha scelto di "restare vicino" - e quindi in Europa - più che andare oltreoceano.

L'Italia, in sintesi, è oggi uno Stato in cui la popolazione autoctona tramonta inesorabilmente e la popolazione immigrata, complice la crisi economica, la pandemia, i divari territoriali e l'impossibilità di entrare legalmente, non cresce più.

Dal rapporto emerge un altro paradosso, ovvero che l'unica Italia a crescere è quella che mette radici (e residenza) fuori dei confini nazionali in modo ufficiale - e quindi iscrivendosi all'Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero - o in modo ufficioso, non ottemperando cioè all'obbligo di iscrizione anagrafica.

A partire sempre più numerosi sono gli italiani di nascita e quelli per scelta, quindi naturalizzati, coloro che chiedono di diventare italiani e che, una volta ottenuta la cittadinanza, tecnicamente vengono chiamati "nuovi" italiani. Questi italiani, in realtà, di "nuovo" non hanno nulla.

pev

(END) Dow Jones Newswires

November 09, 2021 06:11 ET (11:11 GMT)