Non è quello che pensava il mercato due anni fa, quando valutava il gruppo francese a più di venticinque volte i suoi profitti. All'epoca, l'opinione degli analisti era chiara e del tutto positiva.

Era vero che Teleperformance aveva realizzato una crescita notevole, che aveva ancora molte opportunità di consolidamento e che sembrava essere molto meglio capitalizzata del suo diretto concorrente Concentrix per cogliere queste ultime.

Nel frattempo era scoppiata la mania per l'intelligenza artificiale. Come una sorta di anti-Nvidia, Teleperformance era, secondo il mercato, dal lato sbagliato della storia, con un business model compromesso direttamente dalle soluzioni automatizzate in grado di sostituire gli esseri umani.

Abbiamo sinceramente motivo di dubitarne. Il presidente e fondatore del gruppo, Daniel Julien, non è da meno quando afferma che, al contrario, l'AI permette agli agenti di Teleperformance di guadagnare moltissimo a livello di produttività.

Sebbene il dibattito sia aperto e tutt'altro che risolto, il cambiamento nella percezione del mercato è sorprendentemente radicale. Dividendo per quattro, la valutazione dell'azienda francese si attesta oggi a meno di sette volte l'utile contabile.

Questo per un gruppo che, negli ultimi dieci anni di attività, ha triplicato il fatturato, quadruplicato il cash flow, garantito un discreto ritorno sugli investimenti nelle acquisizioni e mantenuto livelli soddisfacenti di margine e redditività, il tutto senza intaccare il proprio bilancio.

Sulla carta, l'attività di Teleperformance non è certo da sogno. Ma se si guarda alla sua performance finanziaria in modo neutro, improvvisamente si guadagna un po' più di rispetto.

Al di là dell'intelligenza artificiale, se ci sono argomenti che curiosamente rimangono poco discussi dagli analisti, questi potrebbero essere la comunicazione finanziaria del gruppo, a volte tendenziosa - per esempio riguardo alla crescita organica - o la sua governance.