La scorsa settimana il dollaro americano ha guadagnato lo 0,7% nei confronti dell'euro, si è apprezzato rispetto allo yen e si è impennato di oltre l'1% rispetto alle valute di Australia e Nuova Zelanda, grazie ai rialzi dei rendimenti dei Treasury statunitensi sulle attese che i tassi d'interesse restino alti più a lungo.

La Cina ha tagliato il proprio tasso di riferimento sui prestiti a un anno di 10 punti base e ha lasciato invariato il tasso a cinque anni, contro le aspettative degli economisti di un taglio di 15 punti base per entrambi.

Lo yuan scivola vicino quota 7,3 per dollaro, nonostante un fixing solido da parte della banca centrale.

 Come lo yuan, anche lo yen è sotto osservazione, essendo vicino ai livelli intorno ai quali le autorità sono intervenute lo scorso anno, a quota 145,68 per dollaro.

L'euro sale a 1,0884 dollari, mentre la sterlina scivola a quota 1,2716 dollari.

L'indice del dollaro, che misura l'andamento del biglietto verde rispetto ad altre sei valute, rimane sostanzialmente fermo a 103,37, vicino ai massimi di due mesi di 103,68 toccati venerdì.

Oltre all'attesa sulle possibili notizie di stimoli dalla Cina, l'argomento principale per gli investitori è l'imminente simposio di Jackson Hole, dove venerdì interverrà il presidente della Fed Jerome Powell, e che potrebbe determinare la direzione dei rendimenti dei Treasury.

I rendimenti decennali Usa sono saliti di 14 punti base e hanno toccato il massimo da 10 mesi del 4,328%, rimanendo vicini ai massimi di 15 anni. I rendimenti trentennali sono saliti di quasi 11 punti base, raggiungendo il massimo da oltre un decennio. [US/]

Quest'anno il tema dell'incontro annuale nel Wyoming è "I cambiamenti strutturali nell'economia globale".

(Tradotto da Luca Fratangelo, editing Antonella Cinelli)