* Mercati azionari asiatici : https://tmsnrt.rs/2zpUAr4

* Il Nikkei scivola dell'1%, i futures dello S&P 500 dello 0,2%.

* L'esplosione di un ospedale a Gaza minaccia di allargare il conflitto

* Le obbligazioni sono state nuovamente colpite dal forte rapporto sulle vendite negli Stati Uniti.

* I dati economici della Cina mostreranno se lo stimolo sta funzionando

SYDNEY, 18 ottobre (Reuters) - Le azioni asiatiche hanno vacillato mercoledì, mentre un'esplosione in un ospedale di Gaza ha inferto un duro colpo alle speranze di contenere la crisi, mentre i titoli obbligazionari hanno subito pesanti perdite, mentre i forti dati sulle vendite al dettaglio degli Stati Uniti hanno sostenuto la necessità di un lungo periodo di tassi elevati.

Le autorità israeliane e palestinesi si sono scambiate le colpe per l'esplosione che ha ucciso centinaia di persone nell'ospedale, complicando il viaggio del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden nella regione, già molto movimentato.

La notizia ha contribuito ad un'impennata dei prezzi del petrolio, poiché gli investitori temevano che l'Iran o altre nazioni potessero essere coinvolte nel conflitto.

"Riteniamo che i rischi siano inclinati verso l'escalation e la diffusione del conflitto Israele-Hamas ad altri Paesi del Medio Oriente", hanno avvertito gli analisti di CBA in una nota. "È possibile un'impennata della volatilità e un declassamento delle prospettive di crescita economica globale".

La minaccia all'economia globale arriva proprio mentre la Cina sta per rilasciare i dati che probabilmente mostreranno un forte rallentamento della crescita economica annuale nel terzo trimestre, intorno al 4,4%.

I dati relativi alle vendite al dettaglio e alla produzione industriale per il mese di settembre offriranno anche un'idea per capire se l'attività sta finalmente rispondendo alle recenti misure di stimolo di Pechino.

L'umore cauto ha lasciato l'indice più ampio di MSCI delle azioni dell'Asia-Pacifico al di fuori del Giappone un po' più basso, mentre il Nikkei giapponese è sceso dello 0,1%.

I futures dell'S&P 500 e del Nasdaq sono scesi entrambi dello 0,2% nei primi scambi.

Sono stati trascinati in parte da un calo di Nvidia dopo la notizia che l'amministrazione Biden prevede di bloccare le spedizioni in Cina di altri suoi chip avanzati di intelligenza artificiale.

I mercati attendono ora con ansia i guadagni di Netflix e Tesla nel corso della sessione.

Le azioni sono state anche messe sotto pressione da un balzo dei rendimenti obbligazionari, dopo che un rapporto da urlo sulle vendite al dettaglio di settembre negli Stati Uniti ha spinto gli analisti a rivedere al rialzo le previsioni di crescita economica sia per il terzo che per il quarto trimestre.

JPMorgan ha alzato la sua previsione di crescita al 4,3% annualizzato, dal 3,5%, mentre l'influente previsione GDPNow della Fed di Atlanta è balzata a un inebriante 5,4%.

I mercati hanno reagito valutando un maggior rischio che la Federal Reserve sia costretta a un nuovo rialzo. Una mossa a novembre è ancora vista come una possibilità dell'11%, ma a gennaio è salita al 50% dal 37%.

Il mercato ha anche ridimensionato le aspettative di tagli anticipati dei tassi, con nessuna possibilità di una mossa fino a giugno e circa 54 punti base di allentamento implicito per tutto il 2024.

I titoli obbligazionari l'hanno presa male, con un'impennata dei rendimenti a due anni di ben 14 punti base martedì, fino a un picco di 16 anni del 5,24%. Il rendimento a due anni era ultimo al 5,22%, mentre quello a dieci anni era tornato vicino ai massimi recenti, al 4,84%.

L'aumento dei rendimenti ha sostenuto il dollaro statunitense, in particolare lo yen giapponese a basso rendimento, dove il dollaro ha raggiunto 149,77 per minacciare di nuovo la resistenza principale a 150,00.

L'euro si è ridotto di un tocco a 1,0573 dollari, dopo aver toccato un massimo di 1,0595 dollari martedì.

I flussi di beni rifugio hanno sostenuto l'oro a 1.924 dollari l'oncia, ben al di sopra del suo recente minimo di 1.809 dollari.

I prezzi del petrolio sono saliti ancora una volta, spinti dai dati che mostrano un calo delle scorte di greggio e dalle preoccupazioni per il Medio Oriente.

Il Brent è salito di 1,35 dollari a 91,25 dollari al barile, mentre il greggio statunitense è salito di 1,62 dollari a 88,28 dollari al barile.