VILLANUEVA DEL ARZOBISPO, Spagna/ROMA (Reuters) - Gli agricoltori di Spagna e Italia guardano a tecniche sia antiche che moderne per salvaguardare prodotti come l'olio d'oliva e il Prosecco, con i cambiamenti climatici che li costringono ad adattarsi rapidamente.

A fronte di condizioni climatiche estreme che hanno causato perdite per miliardi di euro in entrambi i Paesi, gli agricoltori spagnoli stanno rapidamente riscoprendo l'uso tradizionale di colture erbacee inserite tra gli alberi per proteggere il suolo negli uliveti, mentre i colleghi italiani sfruttano la tecnologia per utilizzare al meglio le risorse idriche.

Spagna e Italia sono i primi produttori mondiali di olio d'oliva, ma il settore è minacciato dalla desertificazione e dalla siccità: Madrid ha dichiarato che più di un quinto dei suoi terreni rischia seriamente di diventare sterile.

A sua volta l'Italia nel 2022 ha registrato una delle più gravi siccità degli ultimi 70 anni. Quest'anno ha visto un'altra estate torrida, punteggiata da rovinose grandinate al Nord, in linea con le previsioni degli scienziati sui cambiamenti climatici nella regione.

L'agricoltura italiana è la terza dell'Unione Europea in termini di valore della produzione, dietro a Francia e Germania ma davanti alla Spagna, che è al quarto posto.

Andrea Ronca, che coltiva cereali per l'allevamento di bovini della sua famiglia in provincia di Mantova, utilizza le immagini satellitari per individuare i punti in cui la terra è più arida.

"Posso regolare l'irrigazione in qualsiasi momento, anche dal mio smartphone, evitando sprechi", dice Ronca, 35 anni.

L'agricoltore spagnolo Miguel Moreno è stato uno dei primi ad adottare le cosiddette colture di copertura. Ha iniziato a coltivare piante erbacee accanto agli alberi quasi 30 anni fa per impedire all'acqua di defluire lungo la collina del suo oliveto di 74 ettari, nella regione meridionale dell'Andalusia.

Suo figlio Angel racconta che prima di allora si formavano grandi crepe nel terreno eroso: "Bisognava stare attenti perché ci poteva finire il piede".

Secondo il ministero dell'Agricoltura spagnolo, le 'cover crops' sono attualmente utilizzate in circa il 30% degli oliveti spagnoli e scienziati e aziende prevedono una rapida crescita nei prossimi anni.

I cambiamenti sono guidati sia dagli incentivi ambientali dell'Unione Europea sia dalla dura realtà. La produzione spagnola di olio d'oliva, colpita dalla siccità, è crollata a 663.000 tonnellate lo scorso anno, meno della metà della media di 1,45 milioni di tonnellate registrata nei quattro raccolti precedenti, secondo il governo.

Dcoop, la più grande cooperativa spagnola di produttori di olive, si aspetta un raccolto altrettanto basso quest'anno a causa della siccità.

In Italia, si prevede che la produzione di vino scenderà del 12% quest'anno dopo che il clima estremo e i funghi hanno colpito i vigneti, il che significa che il Paese perderà la sua posizione di maggior produttore di vino al mondo a favore della Francia.

VECCHI RIMEDI

Secondo gli scienziati, il ritorno di colture di copertura come le leguminose nei filari degli oliveti consente di conservare l'acqua, prevenire le inondazioni improvvise e ripristinare i nutrienti.

Nel breve termine, questa pratica può ridurre le rese, ma può aumentare la qualità dell'olio e proteggere il suolo per i raccolti futuri, secondo uno studio del 2019 pubblicato sul Journal of Nutrition and Plant Science.

La Spagna è già una pioniera nei metodi di risparmio dell'acqua, utilizzata in quasi tutte le fasi della produzione di olio d'oliva, spiega Gonzalo Delacamara, direttore del Centro per l'acqua e l'adattamento climatico dell'IE a Madrid.

Le colture di copertura "funzionano come micro-serbatoi che fanno sì che ogni goccia di acqua piovana rimanga sul terreno più a lungo prima di defluire, in modo che l'acqua abbia maggiori probabilità di penetrare", dice Emilio Gonzalez, professore di Ingegneria rurale presso l'Università di Cordoba.

Il terreno nudo che si vede ancora nella maggior parte degli oliveti della Spagna meridionale non è sempre stato la norma.

Dissodamento ed eliminazione della vegetazione si sono diffusi con l'introduzione di pesticidi e fertilizzanti industriali negli anni '60 e '70, spiega Antonio Manzaneda, professore di Ecologia all'Università di Jaen.

L'Unione Europea ha l'obiettivo di ridurre la perdita di nutrienti del 50% entro il 2030. A gennaio ha iniziato a sovvenzionare gli agricoltori che utilizzano le colture di copertura nell'ambito della nuova Politica agricola comune (Pac).

Questa pratica può ripristinare la biodiversità, riportando quindi insetti che aiutano gli agricoltori a controllare parassiti come la mosca e la tignola dell'olivo, ha detto Manzaneda.

L'olivicoltore Angel ha notato un aumento di uccelli come gufi, merli, tortore e upupe, e di rettili come la lucertola ocellata, da quando ha introdotto le 'cover crops'.

PRESSIONI DEI CONSUMATORI

Deoleo, leader del mercato mondiale dell'olio d'oliva, l'anno scorso ha acquistato il 45% delle sue forniture da produttori che adottano pratiche sostenibili incluse le colture di copertura, ha detto Mariu Luchetti, direttore marketing globale e responsabile della sostenibilità.

Secondo Luchetti, a spingere la società ad acquistare olio d'oliva da produttori che utilizzano pratiche sostenibili sono stati sia clienti come Walmart negli Stati Uniti sia la normativa.

Il gruppo specializzato in prodotti chimici e semi Syngenta, con sede in Svizzera, ha iniziato a offrire quest'anno in Spagna una miscela di sementi per colture di copertura.

Per l'anno prossimo prevede un aumento esponenziale di questa pratica "per combattere gli effetti negativi della siccità", dice Luis Miranda, responsabile di Syngenta per l'agricoltura sostenibile in Spagna.

I lunghi periodi di siccità seguiti da piogge torrenziali sono una delle principali cause di erosione del suolo.

Nell'azienda olivicola di Domingo Albacete l'erosione del suolo ha lasciato detriti e pietre. Ora l'agricoltore scava barriere con pesanti macchinari per catturare l'acqua piovana in pozze che si infiltrano nella terra, invece di spogliare il terreno.

Il professore di Ecologia Manzaneda è anche coordinatore del progetto Soil O-Live, finanziato dall'Ue, e sta testando metodi per riportare in salute la terra degradata di Albacete.

Uno di questi prevede l'impiego di carbone che si ottiene dalla pirolisi, una pratica usata dagli indigeni precolombiani in Amazzonia che riduce l'acidità del suolo e migliora la ritenzione di acqua e nutrienti.

ITALIA PIU' 'TECH'

In Italia, dove pratiche come le colture di copertura erano già diffuse, un numero crescente di agricoltori si rivolge alla tecnologia digitale soprattutto per ridurre il consumo di acqua.

Il clima estremo del 2022 ha causato danni ad agricoltura e allevamento stimati da Coldiretti in 6 miliardi di euro.

La superficie coltivata con soluzioni 4.0 lo scorso anno è passata dal 6 all'8%, con un mercato che ha raggiunto quota 2,1 miliardi di euro dai 100 milioni del 2017, secondo i dati dell'Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano e dell'Università di Brescia.

Negli ultimi anni in Italia la transizione verso soluzioni tecnologiche ha fatto grandi progressi, spinta proprio dalla necessità di ottimizzare il consumo delle risorse idriche, e ora sono numerose le start-up nostrane.

"Siamo arrivati in ritardo perché eravamo abituati ad avere molta acqua a disposizione, soprattutto al Nord", spiega Marco Trevisan, preside della facoltà di Scienze agrarie dell'Università Cattolica di Piacenza.

Anche i viticoltori si stanno adattando alle nuove condizioni climatiche.

"Siamo in collina, dove c'è poca acqua", racconta Simone Rech, che in provincia di Treviso produce circa 250.000 bottiglie all'anno principalmente di Prosecco.

Nel vigneto di Rech, i sensori monitorano l'aria e il terreno per valutare fattori come la temperatura e l'evaporazione delle foglie, misure che hanno aiutato il vigneto a resistere alla siccità dello scorso anno. L'acqua piovana e l'acqua dei lavaggi in cantina vengono raccolte, purificate e riutilizzate.

Iniziative simili sono state adottate dai produttori di Cava della Catalogna, nella Spagna settentrionale.

In Sicilia, Sebastiano Conti ha contribuito a reintrodurre il riso che coltiva 'in asciutta' nel Siracusano, grazie proprio alla tecnologia.

"Con macchine a guida laser abbiamo creato pendenze millimetriche, che insieme al tipo di terreno ci consentono di coltivare il riso usando pochissima acqua: irrighiamo a scorrimento, senza mai allagare i campi come fanno al Nord", dice Conti.

(Editing Claudia Cristoferi)