I commenti arrivano dopo che gli è stato chiesto di un rapporto di Reuters secondo il quale il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti sta indagando sulla minaccia alla sicurezza nazionale rappresentata dal produttore cinese di apparecchiature di telecomunicazione Huawei, tra i timori che le installazioni di Huawei possano catturare informazioni sensibili sui siti e trasmetterle a Pechino.

L'indagine, precedentemente non riportata, è stata aperta dal Dipartimento del Commercio poco dopo l'assunzione dell'incarico da parte di Joe Biden all'inizio dello scorso anno, hanno riferito le fonti a Reuters, in seguito all'implementazione delle regole per dare corpo a un ordine esecutivo del maggio 2019 che ha conferito all'agenzia l'autorità investigativa.

"Siamo ben consapevoli delle potenziali minacce al nostro Comando e Controllo Nucleare. Non è una novità, vero? L'attrattiva del Comando e Controllo Nucleare dell'avversario è stata messa molto in alto nelle aspirazioni per decenni e ne siamo ben consapevoli", ha dichiarato ai giornalisti l'Ammiraglio Charles Richard, Comandante del Comando Strategico degli Stati Uniti.

"Ho grande fiducia nel sistema, ma sottolineo che le minacce di cui parlate non sono statiche e dovremo continuare a modernizzare il nostro sistema di comando e controllo nucleare per consentirgli di superarle", ha detto Richard.

Non ha citato Huawei per nome. Una portavoce di Huawei non ha risposto a una richiesta di commento.

Il Dipartimento del Commercio ha richiesto un mandato di comparizione a Huawei nell'aprile 2021 per conoscere la politica dell'azienda sulla condivisione dei dati con parti straniere che le sue apparecchiature potrebbero catturare dai telefoni cellulari, compresi messaggi e dati geolocalizzati, secondo un documento di 10 pagine visionato da Reuters.

Il Dipartimento del Commercio ha dichiarato di non poter confermare o smentire tale indagine.

Huawei è stata a lungo perseguitata dalle accuse del governo americano di poter spiare i clienti statunitensi, anche se le autorità di Washington hanno reso pubbliche poche prove. L'azienda nega le accuse.