Il rally è stato leggermente penalizzato dalla prima vendita pubblica delle riserve statali di greggio della Cina.

Intorno alle ore 10,30 italiane, i futures sul Brent avanzano di 19 centesimi, o dello 0,25%, a 77,44 dollari il barile, ai livelli più alti dal 6 luglio e vicino ai massimi da ottobre 2018.

I futures sul greggio Usa salgono di 3 centesimi, o dello 0,07%, a 73,34 dollari il barile, dopo aver guadagnato l'1,5% nella sessione precedente, ai massimi dall'inizio di agosto.

Nelle ultime settimane i prezzi del greggio sono stati sostenuti dalle interruzioni di produzione sulla Costa del Golfo statunitense a causa dell'uragano Ida e altre tempeste, che in alcuni casi potrebbero durare mesi e che hanno innescato un maggior uso delle scorte statunitensi e globali.

Le raffinerie petrolifere statunitensi in cerca di alternative al greggio del Golfo hanno acquistato petrolio dall'Iraq e dal Canada, secondo analisti e investitori.

Alcuni membri dell'Opec+ hanno anche avuto difficoltà ad aumentare la produzione a causa di bassi investimenti o rinvii di lavori di manutenzione durante la pandemia iniziata nel 2020.

I prezzi del Brent potrebbero raggiungere gli 80 dollari il barile entro fine settembre a causa del calo delle scorte, la minore produzione Opec e una maggiore domanda in Medio Oriente, secondo una nota di Ubs.

PetroChina e Hengli Petrochemical hanno acquistato quattro cargo per un totale di circa 4,43 milioni di barili, secondo fonti a diretta conoscenza della situazione.

(Tradotto a Danzica da Enrico Sciacovelli, in Redazione a Milano Sabina Suzzi, enrico.sciacovelli@thomsonreuters.com, +48587696613)