PARIGI (awp/ats/ans) - Cresce l'occupazione in Italia, soprattutto quella stabile. Ma la vicina Penisola resta tra i peggiori nell'area Ocse, facendo meglio solo di Turchia e Costa Rica.

La strada per mettersi al passo con i Paesi più sviluppati, dunque, è ancora lunga, soprattutto per il divario sul fronte del lavoro femminile. Roma nel terzo trimestre 2023 ha fatto registrare un tasso di occupazione del 61,4%, in aumento sullo stesso periodo del 2022: peggio tra i Paesi dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) solo la Turchia (53,9%) e la Costa Rica (58,2%), e quasi nove punti in meno rispetto alla media dell'area (70,1%). E nella vicina Penisola è basso anche il tasso di partecipazione al lavoro, quello che include occupati e disoccupati: l'Italia segnala un miglioramento al 66,7%, ma anche in questo caso fa meglio solo di Turchia, Costa Rica e Messico, restando la peggiore tra le nazioni europee. La media Ocse per il tasso di partecipazione è del 73,8%.

Intanto l'Osservatorio dell'Istituto nazionale italiano della previdenza sociale (Inps) sul precariato segnala che nei primi 10 mesi del 2023 si è registrato nella vicina Penisola un saldo positivo di 742 mila contratti di lavoro tra assunzioni, trasformazioni e cessazioni, oltre 400 mila dei quali a tempo indeterminato. Tra gennaio e ottobre sono stati attivati 7'006'056 nuovi rapporti di lavoro mentre ne sono cessati 6'264'118, con un saldo netto positivo di 741'938 contratti.

Nel complesso, in Italia, le assunzioni nei primi 10 mesi del 2023 sono rimaste stabili rispetto ai primi 10 mesi del 2022 (-0,02%). Le assunzioni a tempo indeterminato sono state 1'161'367, in calo del 4% rispetto allo stesso periodo del 2023, mentre sono cresciuti i nuovi contratti di lavoro intermittente (+4%), quelli a tempo determinato (+3% a quota 3'140'042) e stagionali (+2%). I contratti di apprendistato sono diminuiti del 4% a quota 288'317, mentre i contratti in somministrazione sono stati 849'934 con un calo del 7%.

Se sono diminuite lievemente le assunzioni per i contratti stabili, sono aumentate però le trasformazioni da tempo determinato che fino a ottobre 2023 sono state 653'000 (+3%). Sono diminuite le conferme di rapporti di apprendistato giunti alla conclusione del periodo formativo (83'000, -15%), riflesso ritardato della contrazione delle assunzioni con questa tipologia contrattuale.

Le cessazioni complessive fino a ottobre del 2023 sono state 6'264'000 (-1%) in Italia. Sono diminuite le cessazioni soprattutto dei contratti in somministrazione (-7%) e di quelli a tempo indeterminato (-5%) compensando largamente le riduzioni di assunzioni stabili. Le cessazioni di contratti in apprendistato si riducono del 5%. Aumentano le cessazioni dei contratti stagionali (+1%), dei contratti a tempo determinato (+2%) e dei contratti di lavoro intermittente (+3%).

Il saldo annualizzato, vale a dire la differenza tra i flussi di assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi che identifica la variazione tendenziale su base annua delle posizioni di lavoro registra un saldo positivo pari a 507'000 posizioni di lavoro, trainato dal saldo dei contrati a tempo indeterminato (+371.000 unità) che spiega oltre i tre quarti dell'incremento complessivo.