Lo ha detto Marco Morelli, amministratore delegato uscente della banca controllata al 68% dal Tesoro dopo una ricapitalizzazione che prevede, in accordo con la Ue, la permanenza del socio pubblico fino a tutto il 2021.

La banca aspetta da tempo che si concluda il lungo negoziato del Tesoro con Bruxelles per poter cedere circa 10 miliardi di crediti in sofferenza, uno degli ostacoli per poter mettere sul mercato l'istituto senese.

Ma Morelli, in una delle ultime apparizioni nella veste di capo operativo della banca, ha ribadito che istituti di medie dimensioni come Mps, soprattutto con il forte deterioramento del quadro macro, non sono in grado di sostenere l'attuale modello di business di credito tradizionale.

"Il nostro è un mercato bancario tradizionale, troppo popolato, e dovendo affrontare un periodo di bassa crescita, limitato accesso al mercato del funding, necessità di investire, purtroppo la dimensione conta. Ergo credo che il processo [di integrazione] non sia più rinviabile. Poi chi va con chi non è più un problema mio", ha detto il manager.

Morelli ha detto che il piano di ristrutturazione definito nel 2017 con la Ue "è ora privo di senso" e va riscritto.

"L'azionista ha chiaro quali sono le possibili via di uscita dall'azionariato del Monte, mi auguro decida presto", ha aggiunto. Rispondendo poi a una domanda sulla possibile permanenza del Mef nel capitale oltre la scadenza prevista attualmente, Morelli ha detto che si tratta di un tema che il Tesoro dovrebbe discutere con la commissione Ue.

Finora il Tesoro, che ha salvato la banca impegnando circa 8 miliardi, di cui la metà per ricapitalizzare, ha aspettato per negoziare un merger che Siena rimettesse i conti in ordine e pulisse i suoi bilanci dai crediti deteriorati.

Ora Morelli auspica che arrivi presto il via libera alla cessione delle sofferenze e intanto dice che "ora dal punto di vista operativo la banca sta dimostrando di sapersi muovere sul mercato".

L'epidemia ha reso però la gestione assai più difficile. "Credo che noi abbiamo seguito per la trimestrale un approccio molto cautelativo e conservativo sul possibile impatto di un deterioramento dei crediti in bonis e non perfoming", per il peggioramento del quadro di riferimento.

Il primo trimestre si è chiuso in perdita per 244 milioni.

Morelli ha detto che c'è un consenso marcato sul fatto che l'Italia soffra nel 2020 una grave recessione "e resta da vedere la grandezza della ripresa".

"Credo che per le banche questo comporterà una revisione delle previsioni di ricavo e delle strategie di investimento".

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(Stefano Bernabei, in redazione a Roma Francesca Piscioneri)