MILANO (MF-DJ)--Con il RepowerEu l'Unione Europea si è posta obiettivi importanti per favorire la transizione energetica, uno fra tutti il raggiungimento di 85 gigawatt di capacità rinnovabile installata al 2030. Eppure, sulla strada per il conseguimento di questi target emerge un chiaro ostacolo: la burocrazia che impedisce di progredire con la velocità necessaria sia sul fronte delle infrastrutture che delle autorizzazioni a operare.

"Le tempistiche in Italia per l'autorizzazione degli impianti sono ancora lunghe e troppo incerte", racconta Mariangela Saccá, Head of Development Legal Affairs Egp & Tgx Italy di Enel ai microfoni di Class Cnbc in occasione della MF Italian Legal Week, evento di Class Editori. "Per autorizzare un impianto eolico in Italia si arrivano a toccare picchi di 5-7 anni di media, il solare può arrivare anche a 2. Tempistiche che ovviamente sono completamente disallineate con i tempi necessari per la transizione energetica con quanto richiesto dalla normativa comunitaria che prevede tempi massimi di repowering di un anno, compresa l'integrale ricostruzione degli impianti, e 2 anni per l'eolico e il solare".

L'Italia, effettivamente, si trova oggi "a uno degli ultimi posti in classifica in Europa in tema di pesantezza della burocrazia e delle procedure sottese alle iniziative" riguardanti energia e infrastrutture, spiega l'avvocato Maria Cristina Lenoci dello studio legale Lenoci.

"Non sono stati sufficienti nè il decreto semplificazione del 2020, nè la semplificazioni del 2021 e pare che una svolta ci sia adesso con il decreto semplificazioni del 2023, che si concentra molto anche in materia di ambiente ed energia. Soprattutto l'articolo 47 inquadra un procedimento che doveva essere molto acceleratorio rispetto ai precedenti, cioè il conseguimento di un'autorizzazione unica che va a sopperire vari segmenti procedimentali che invece afferivano alla vecchia legislazione", ha continuato Lenoci, sottolineando tuttavia che "il nostro problema è un problema di stratificazione di norme che certamente a volte non risolvono, ma appesantiscono il tutto".

"Cosa capiterà con la nuova norma non possiamo ancora dirlo perchè siamo a ridosso della sua applicazione", ha puntualizzato," ma ci si augura che anche questa norma acceleratoria ponga un argine a quella che è stata questa eccessiva stratificazione di leggi e di regolamenti per cui si renda tutto piú snello e piú veloce".

Di fronte a tale scenario, secondo Claudio Vivani, docente di Diritto dell'Energia dell'Universitá di Torino, la soluzione potrebbe essere rappresentata da "un codice dell'energia o quantomeno un testo unico dell'energia". La stratificazione delle norme con cui si devono confrontare le imprese, infatti "sarebbe enormamente facilitata da un testo unico della normativa in tema di energia", un testo che "per quanto riguarda i procedimenti autorizzatori e le valutazioni ambientali è assolutamente alla portata, un'esigenza molto forte e a mio parere anche agevole da realizzare".

Oltre a un codice unico, a detta di Tommaso Cassata, avvocato, Ceo e General Counsel di Asja Ambiente Italia, sarebbe necessario "forse un corpo di linee guida da attribuire ai vari enti di governo del territorio che sono chiamati poi nelle varie regioni e quindi nei comuni ad applicare queste norme. Un corpo di linee guida che dia alla burocrazia locale e territoriale un faro e una luce da seguire, perchè quello che vediamo è che a paritá di norme ci troviamo spesso di fronte a procedimenti e a prassi completamente diverse. Questo disorienta gli operatori, allunga i tempi di sviluppo di un iter autorizzativo, mina la certezza di questi procedimenti e quindi la certezza di poter realizzare gli investimenti che gli operatori sono disposti a fare".

Il tema è quello che alla semplificazione normativa a cui abbiamo assistito purtroppo non è effettivamente seguita un'accelerazione di questi procedimenti e un aumento delle auorizzazioni. "C'è un'assoluta intenzione del legislatore a semplificare e le norme citate, forse troppe, ne danno atto", ha spiegato Cassata, "ma c'è ancora un tema legato alla certezza di applicazione che costituisce il problema".

"Quella certezza a cui dobbiamo tendere necessita certamente di ulteriori linee guida, se vogliamo anche di obiettivi precisi da dare alle regioni e quindi di un commitment per quegli enti di governo del territorio chiamati ad applicare le norme", prosegue. Inoltre, "servirá una burocrazia piú matura e competente. Dovremo avere degli apparati burocratici capaci nei tempi e nei termini previsti dalle norme di evadere le istanze", oltre che "competenze professionali e un pò di tempo per un apprendimento sul campo di queste norme".

"La buona notizia è che gli operatori del mercato sono pronti e certamente ci sono oggi progetti e iniziative che consentono di raggiungere quegli 85 Gw al 2030, ovviamente se anche le infrastrutture di rete e connessione seguiranno le iniziative", ha concluso.

zag


(END) Dow Jones Newswires

March 23, 2023 12:37 ET (16:37 GMT)