Un giudice italiano ha deciso di archiviare il procedimento contro un ex dipendente senior dell'Eni e altre persone, tra cui l'attuale capo di un'azienda petrolifera britannica, per la presunta frode di Eni su una vendita di un carico di petrolio, hanno detto fonti giudiziarie e legali.

Il giudice Cristian Mariani, in un'udienza a porte chiuse in un tribunale di Milano mercoledì, ha accolto le richieste degli avvocati degli imputati e ha affermato che i presunti reati sono stati probabilmente commessi all'estero e quindi non rientrano nella sua giurisdizione, hanno aggiunto le fonti.

Il caso "Luna Bianca" del 2019 riguardava una spedizione di greggio all'azienda energetica italiana apparentemente proveniente dall'Iraq, ma che ha creato panico all'interno dell'Eni per il timore che potesse contenere, almeno in parte, greggio iraniano, oggetto di sanzioni da parte degli Stati Uniti.

L'Eni ha rifiutato il carico, che ha detto di aver acquistato dall'azienda nigeriana Oando, che a sua volta ha acquistato il petrolio dalla filiale londinese della società italiana di commercio di carburante Napag.

La manipolazione di petrolio iraniano avrebbe violato le sanzioni che gli Stati Uniti hanno reimposto nel 2018 dopo aver abbandonato l'accordo nucleare tra l'Iran e le potenze mondiali.

Al termine di un'indagine durata più di tre anni, i procuratori di Milano avevano spinto per un processo per frode in merito all'affare fallito della petroliera.

La sentenza chiude il caso di Massimo Mantovani, ex presidente di Eni Trading & Shipping (ETS), Francesco Mazzagatti, ex socio ed ex direttore di Napag, e Boyo Omamofe, ex capo di Oando Trading. La stessa conseguenza vale per le tre società.

Un portavoce di Mazzagatti, ora amministratore delegato di Viaro, che ha acquisito il produttore di petrolio del Mare del Nord RockRose, quotato a Londra, nel 2020, ha dichiarato di essere soddisfatto dell'archiviazione del caso.

"Abbiamo sostenuto fin dall'inizio che le udienze sono puramente procedurali ed è gratificante vedere la giustizia prevalere nel sistema giudiziario italiano dopo numerose irregolarità nel processo", ha detto in una dichiarazione inviata via e-mail a Reuters.

Solo per Mazzagatti, rimane in sospeso un'ultima accusa di corruzione tra privati.

La Corte Suprema italiana dovrà pronunciarsi in merito alla richiesta presentata dagli avvocati della difesa di spostare il caso da Milano a Roma o a Potenza.

Giuseppe Iannaccone, avvocato di Omamofe e della società Oando, ha dichiarato di essere molto soddisfatto del risultato.

"Il mio cliente non ha avuto la minima responsabilità nei fatti contestati, in quanto è stato semplicemente coinvolto in una normale transazione commerciale, che per di più ha avuto luogo in acque internazionali", ha detto Iannaccone a Reuters.

Un portavoce dell'Eni ha detto a Reuters che la decisione di mercoledì riguarda solo gli elementi identificati dai procuratori di Milano.

"Eni ha da tempo presentato denunce presso altre giurisdizioni che avrebbero giurisdizione in materia penale secondo la sentenza di oggi", ha detto, aggiungendo che le cause civili per i danni stanno continuando nelle sedi appropriate in Italia.