ROMA (MF-DJ)--Oggi, alle 12h00, la giudice del tribunale di Torino Nicoletta Aloj inizierà a decidere su una lite famigliare per questioni di eredità. A prima vista può sembrare una causa come tante. Ma questa è del tutto particolare, per le cifre in gioco e la notorietà delle parti: Margherita Agnelli contro i figli John, Lapo e Ginevra Elkann per la successione della madre Marella Caracciolo, la vedova dell'avvocato Gianni Agnelli, che ha designato i tre nipoti come suoi unici eredi.

In discussione, scrive Milano Finanza, c'è un tesoro stimato in oltre 4,6 miliardi che potrebbe spalancare a Margherita e a Maria, Anna, Sofia, Tatiana e Pietro, gli altri cinque figli avuti dal secondo marito Serge de Pahlen, le porte della Dicembre società semplice: è la cassaforte da 28 miliardi dell'impero Exor, tra Stellantis, Ferrari, Juventus, il gruppo Gedi (Repubblica, La Stampa), The Economist, Cnh, Iveco, Louboutin e altre partecipazioni finanziarie. È l'ennesima tappa di una dinasty senza esclusione di colpi che si trascina da quasi vent' anni tra rivendicazioni patrimoniali, cause legali, contestazioni, insinuazioni e accuse che svelano - ancora più di quanto già non si sapesse - rancori decennali mai sopiti e rapporti personali minati nel profondo, vissuti nel sospetto e nel controllo reciproci. Margherita lamenta di essere stata vittima di «escamotage» orditi dai consulenti della madre Marella e «preordinati» alla sua esclusione dall'immensa eredità dell'Avvocato e di sua moglie. Nelle carte segrete, che Milano Finanza ha potuto consultare, i figli invece attaccano la madre per aver rimesso in discussione accordi di quasi vent' anni fa e di fare leva sul clamore mediatico: «Perseguendo il vano obiettivo di screditare nell'ordine: madre, consulenti del padre e ora persino i propri figli primogeniti, Margherita in realtà scredita - tristemente - solo se stessa».

Nella decisione la giudice Aloj sarà affiancata dall'intero collegio della seconda sezione civile. Sul tavolo c'è una questione preliminare che può far pendere il processo da una parte o dall'altra: quale giurisdizione è competente sulla successione di Marella Caracciolo? Torino, come sostiene Margherita, o la Svizzera, come controdeducono i tre Elkann e dove già altri giudici, a Berna e a Ginevra, stanno affrontando diversi aspetti della contesa?

Margherita Agnelli ha avviato la causa a febbraio 2020, perché sostiene che alla successione della madre vada applicato il diritto italiano: non solo perché Marella Caracciolo è morta quasi 92enne in Italia il 23 febbraio 2019 a Villa Frescot ma anche perché avrebbe avuto la residenza abituale in Italia e non in Svizzera, sebbene i tre testamenti siano stati redatti durante le sue vacanze estive a Lauenen. Inoltre, continua Margherita assistita dall'avvocato Dario Trevisan, gli atti del 2004 che hanno regolato la sistemazione dell'eredità di Gianni Agnelli dopo la sua morte nel 2003, cioè 'l'accordo transattivo' con cui Margherita rinunciava ai beni del padre in cambio di 1,2 miliardi e il 'patto successorio' con cui rinunciava alla futura eredità della madre, sarebbero nulli secondo il diritto svizzero al quale rimandano; avrebbero dovuto essere scritti davanti a un notaio e non come scrittura privata non autenticata. E sarebbero nulli anche in base al diritto italiano, perché avrebbero dovuto essere registrati e perché contengono la rinuncia a una futura successione che in Italia non è prevista. Sono accordi che nessun tribunale ha mai vagliato, neanche quando, nel 2007, Margherita avviò, perdendola, la sua prima battaglia legale per ottenere dai gestori del padre il rendiconto dei beni, sospettando l'esistenza di un tesoro all'estero. Una vicenda, quest' ultima, raccontata nel 2011 da questa casa editrice nel libro L'importanza di chiamarsi Agnelli, scritto dall'ex legale di Margherita, Emanuele Gamna. Dunque, un tema di territorialità: dove viveva Marella, in Italia o in Svizzera?

Se sfondasse su uno o più di questi fronti, l'offensiva legale di Margherita Agnelli de Pahlen potrebbe ribaltare le sorti della catena di controllo dell'impero, oggi saldamente in mano al suo primogenito John. Tornare erede significherebbe per Margherita mettere le mani quantomeno sulla quota di legittima spettante agli eredi diretti (quali sono i figli) in Italia, cioè il 50% dei beni. Si parla di miliardi di euro.

La stima precisa l'ha data in una perizia di 75 pagine datata 2 marzo 2022 il commercialista milanese e docente allo Sda Bocconi Fabrizio Redaelli, incaricato da Margherita di attribuire un valore al patrimonio della madre. È attraverso questa via che il focus si sposta sulla Dicembre. Sulla base del principio di famiglia che «gli Agnelli comandano uno alla volta», il primogenito di Margherita ha ottenuto negli anni, direttamente dal nonno, con acquisti e con donazioni dalla nonna il controllo della società. Ma per la legge italiana la donazione di un bene rientra nell'asse ereditario al valore che aveva al momento della morte del donante, non di quando venne donato. Secondo la stima di Radaelli, la catena Dicembre - Giovanni Agnelli Bv - Exor nel 2019 valeva più di 4,6 miliardi. La legittima sul 50% spettante alla figlia Margherita sarebbe quindi circa 2,3 miliardi.

Già quando l'anno scorso venne alla luce l'esistenza della causa, il fronte degli Elkann, difesi dagli avvocati Carlo Re e Eugenio Barcellona dello studio Pedersoli (il quarto convenuto, l'esecutore testamentario Urs von Grünigen è assistito da Giorgio De Nova), precisò che in nessun caso potrà essere messo in discussione il controllo della Dicembre da parte di John. Ma è proprio questo il punto sui cui insiste Margherita de Pahlen, che sta portando avanti questa ennesima battaglia a tutela degli altri cinque figli, essendo ormai deteriorati in maniera forse irrisolvibile i rapporti con i primi tre. Dimostrare dove effettivamente vivesse donna Marella diventa così materia di un'investigazione post mortem forse senza eguali. Margherita ha presentato al tribunale di Torino almeno due memorie a sostegno della tesi che la madre vivesse in Italia. In esse ha ricostruito giorno per giorno gli ultimi quindici anni di vita di Marella. Ha scatenato detective privati svizzeri, interrogato il folto personale di servizio tra Villa Frescot, Roma, il Marocco e Sankt Moritz. Ha recuperato i contratti di assunzione dei domestici e degli autisti. Ha tracciato i piani di volo degli aerei e degli elicotteri privati che portavano la madre da Roma a Marrakesh. Ha esaminato tutti i visti di ingresso e in uscita dal Marocco attraverso un'istanza di accesso agli atti all'ambasciata.

Secondo le risultanze delle indagini private, finora segrete, Marella avrebbe passato più tempo in Marocco che in Svizzera - dove avrebbe villeggiato in media solo due mesi l'anno - mentre la maggior parte della vita la conduceva tra Roma e Villa Frescot e Villar Perosa a Torino. Erano di Torino i medici che la hanno assistita durante la lunga debilitante malattia, a causa della quale dal settembre 2018 non si è più spostata dall'Italia e necessitava di assistenza continua. I suoi amici, continua la ricostruzione di Margherita, erano prevalentemente italiani e comunque non c'erano persone di nazionalità svizzera. Erano tutti in Italia i parenti più prossimi, come appunto i nipoti e il fratello Nicola (a Roma). Anche la vita sociale sarebbe stata a Torino, dove era presidente della Riserva naturalistica Torrente Chiusone di Villar Perosa e dell'associazione «amici torinesi arte contemporanea», oltre che presidente onorario della Pinacoteca del Lingotto e poi numero uno del Fai. Persino i necrologi sono stati passati al setaccio: in Svizzera ne è stato pubblicato solo uno striminzito, soltanto alcuni giorni dopo la morte di Marella. Non da parte di amici o conoscenti ma dalla stessa famiglia. Che fosse la costruzione di un alibi? Sicuramente un po' troppo poco per una persona tanto nota che viveva in un paesino di mille abitanti.

Dimostrare la residenza italiana di Marella potrebbe avere un impatto enorme: si applicherebbe alla successione la legge italiana, che non prevede patti successori, facendo rientrare Margherita nell'eredità. Ma la difesa degli Elkann è su tutta la linea. Contattata da Milano Finanza, la famiglia ha preferito non rilasciare dichiarazioni ma fonti vicine agli eredi designati replicano che Marella sarebbe stata effettivamente residente in Svizzera non solo alla morte ma anche nel 2004 quando venne firmato il patto successorio che ora la figlia vuole rinnegare. Marella, sostengono, aveva spostato già dagli anni '70 il domicilio a Sankt Moritz ed era iscritta all'Aire, e poi si era spostata a Gstaad.

Ma, ribatte Margherita nelle sue memorie al tribunale, la residenza elvetica sarebbe stata totalmente fittizia. E solleva anche pesanti dubbi sull'autenticità delle firme sui contratti di assunzione dei domestici di Lauenen ma persino sugli stessi testamenti svizzeri dettati dalla madre. Le perizie grafologiche disposte da Margherita sui documenti a sua disposizione, che non sarebbero gli originali, dimostrerebbero come molte firme siano poco compatibili con l'età e lo stile grafico di Marella, dunque che siano «apocrife». Ovvero «false». Accuse pesantissime, anche perché presentate davanti a un tribunale. E per questo respinte decisamente dalle difese. Si profila un ulteriore scontro tra periti, in un processo degno del miglior Perry Mason. L'incrocio dei tribunali La vicenda è complessa quanto esplosiva nei potenziali effetti. Ma a complicarla fino a renderla quasi inestricabile sono gli ulteriori contenziosi aperti in Svizzera, che affrontano differenti punti di vista di questa House of Agnelli. A Ginevra, in una causa avviata questa volta dalla madre contro la figlia, e ora continuata dai

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November 07, 2022 02:59 ET (07:59 GMT)