Lo hanno detto a Reuters tre fonti vicine alla vicenda.

Palazzo Chigi è intervenuto la scorsa settimana sull'accordo di governance in Pirelli tra Sinochem, primo azionista, e Camfin, utilizzando i poteri speciali del Golden Power finalizzati alla protezione degli asset nazionali strategici.

In base alle decisioni del governo, a Camfin è riservata la scelta dell'AD di Pirelli e il controllo effettivo sulle strategie della società, anche si è evitato di imporre a Sinochem un taglio della propria partecipazione o un congelamento dei diritti di voto.

Camfin - il veicolo di Marco Tronchetti Provera, alla guida di Pirelli dal 1992 - detiene una quota del 14,1% mentre a Sinochem fa capo il 37%.

Le prescrizioni del Golden Power lasciano al gruppo cinese poca voce in capitolo sulla gestione di Pirelli, spiega una delle fonti, aggiungendo che esso probabilmente rimarrà comunque un azionista nel lungo termine.

Sinochem non ha commentato.

Più luce sui piani di Sinochem potrebbe arrivare dai profili dei candidati designati dai cinesi per il nuovo board di Pirelli, che verrà nominato alla fine di luglio, spiega una fonte: potrebbe essere l'indizio sulla volontà dell'azienda di collaborare con il management di Pirelli oppure di opporvisi con una propria agenda.

Gli investitori cinesi -- che sono entrati in Pirelli nel 2015 attraverso ChemChina, ora parte di Sinochem -- "sono già in guadagno" con il loro investimento, afferma una seconda fonte.

La fonte aggiunge che Pechino potrebbe inoltre intravedere in un eventuale passo indietro di Sinochem da Pirelli un danno reputazionale, in una fase di tensioni in aumento nelle relazioni con l'Occidente.

CHI VUOLE ACQUISTARE?

Tra gli azionisti di Pirelli figurano anche il fondo statale cinese Silk Road, con una quota del 9%, e il produttore di freni Brembo, che detiene circa il 6%.

C'è anche la mancanza di reali acquirenti a rendere di fatto difficile una potenziale uscita di Sinochem da Pirelli, afferma una terza fonte.

Un investitore o un gruppo di investitori alternativi dovrebbe infatti soddisfare le prescrizioni del Golden Power, evitare problematiche antitrust e anche "avere i soldi", a fronte di una partecipazione di Sinochem valutata circa 1,7 miliardi di euro agli attuali bassi prezzi di mercato.

Secondo la fonte i grandi fondi di investimento hanno spesso guardato a Pirelli -- azienda ben gestita e costantemente in utile in anni recenti -- ma con una gestione che rimane saldamente nelle mani di Tronchetti Provera hanno regolarmente evitato operazioni sulla società.

Non è stato possibile raggiungere Pirelli per un commento.

(Giulio Piovaccari, tradotto da Enrico Sciacovelli, editing Andrea Mandalà)