MILANO (MF-DJ)--Le compagnie minerarie a livello mondiale stanno destinando miliardi di dollari alla firma di nuovi accordi e allo sviluppo di nuovi progetti come segno di scommessa sulla transizione energetica.

Bhp, la più grande compagnia mineraria del mondo per valore di mercato, sta per completare la sua più grande acquisizione dal 2011 con il produttore di rame e oro Oz Minerals che ha raccomandato ai suoi azionisti di votare a favore dell'offerta di oltre 6 miliardi di dollari, mentre due mesi fa Rio Tinto ha acquisito la minoranza di Turquoise Hill Resources, quotata in Canada, con un accordo da 3,1 miliardi di dollari per ottenere una maggiore esposizione a un gigantesco giacimento di rame in Mongolia.

Le compagnie detengono, inoltre, una maggiore liquidità in bilancio destinata ai nuovi progetti. Una condotta che segna un'inversione di rotta rispetto agli anni precedenti, quando l'obiettivo principale era incrementare i dividendi o riacquistare azioni. La scorsa settimana, Rio Tinto ha dichiarato di voler raddoppiare la sua produzione annuale di rame entro la fine del decennio.

"Certamente penso che siamo pienamente allineati con l'idea che il mondo ha bisogno di più materiali, e stiamo accelerando la partita su questo, e al momento giusto", ha detto Peter Cunningham, chief financial officer di Rio Tinto.

Attraverso la preparazione di tali accordi e investimenti, le compagnie minerarie globali sembrano prendere ancora una volta le distanze dalle Big Oil. Exxon Mobil e Chevron hanno tagliato in modo significativo la spesa rispetto ai livelli pre-pandemia e hanno perseguito una crescita modesta nelle loro attività nel settore petrolifero e del gas, in scia all'incertezza sulle previsioni della domanda a lungo termine per i carburanti tradizionali.

Il cambio di rotta riflette in parte le previsioni del settore minerario secondo cui le attività esistenti non producono abbastanza rame, nichel e altri prodotti vitali per la transizione energetica. Inoltre, indica che i grandi minatori fanno troppo affidamento su materie prime industriali come il minerale di ferro e il carbone, che sono altamente redditizi ma che non registreranno lo stesso aumento della domanda mentre il mondo si dirige verso la decarbonizzazione.

"L'industria mineraria ha bisogno di finanziare e costruire costantemente nuovi progetti di rame a un ritmo che è stato raggiunto solo per pochi anni alla fine del boom delle materie prime guidato dalla Cina, se il mondo vuole raggiungere l'obiettivo di limitare l'aumento delle temperature vicino a 1,5 gradi Celsius", ha dichiarato la società di consulenza sulle materie prime Wood Mackenzie in un rapporto di ottobre, stimando che nei prossimi 30 anni saranno necessari più di 23 miliardi di dollari di investimenti annuali, ovvero il 64% in più rispetto alla spesa media annua degli ultimi tre decenni.

Nel frattempo, i dirigenti del settore minerario sono fiduciosi che l'Inflation Reduction Act, che il presidente Biden ha firmato a metà agosto, farà aumentare la domanda di metalli. La legge offre crediti d'imposta e incentivi per progetti di energia pulita negli Stati Uniti, che vanno dai parchi eolici alle fabbriche che producono batterie e componenti solari.

Un altro esempio della velocità con cui le percezioni del settore sono cambiate è dato dal fatto che le società minerarie stanno investendo in attività che non molto tempo prima avevano tentato di vendere o che avevano svalutato. Bhp, che aveva preso considerazione la vendita della sua attività Nickel West solo nel 2019, ha ampliato l'operazione australiana per produrre nichel solfato, che viene utilizzato nelle batterie agli ioni di litio che alimentano le auto elettriche.

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(END) Dow Jones Newswires

February 27, 2023 09:54 ET (14:54 GMT)