MILANO (MF-DJ)--Il governo ha fatto «tutto quello che ha potuto, forse persino troppo» per compensare gli aumenti oltre ogni previsione delle bollette di luce e gas. Ma «non tutte le misure previste nel decreto approvato giovedì 23 dal cdm potranno diventare permanenti». Per esempio, un taglio dell'Iva mantenuto oltre l'emergenza (quella sui consumi di gas è stata ridotta dal 10-22% al 5%), potrebbe rivelarsi addirittura un boomerang. L'analisi fuori dal coro è di Carlo Stagnaro, a capo del Dipartimento di studi e ricerche dell'Istituto Bruno Leoni.

«Ci sono due aspetti che vanno messi a fuoco, soprattutto in prospettiva, se i prezzi si mantenessero così alti a lungo. Il primo è l'entità della spesa rispetto all'impatto che si avrà in bolletta», spiega a MF-Milano Finanza, «Tra il decreto di luglio e quello appena approvato, il governo ha stanziato quasi 5 miliardi di euro in sei mesi. Il risultato sarà in media un risparmio tra i 70 e i 100 euro a trimestre nel conto di luce e gas, di cui beneficeranno tutte le famiglie e buona parte delle piccole imprese, anche quelle per le quali l'energia è solo una componente marginale dei costi. Meglio sarebbe stato spendere meno, con interventi mirati per categorie e fasce di reddito». Il secondo punto è l'Iva, e il paradosso che potrebbe innescare: non a caso, è stata la misura più dibattuta, tra le pressioni della Lega e le resistenze del Mef. «Ridurla in modo permanente, significherebbe dare una falsa percezione ai consumatori, camuffando i rincari e facendo venire meno un freno al consumo responsabile. Sterilizzare artificialmente le dinamiche del mercato è sbagliato: se il prezzo sale, è bene che il consumatore se ne accorga». Promossa, invece, l'ipotesi di spostare almeno una parte degli oneri di sistema sulla fiscalità generale. «Questa misura, se strutturale, riduce il livello del costo dell'energia», osserva Stagnaro.

Sulle soluzioni di mercato per evitare stangate future, ci si accapiglia. Per aver aperto al nucleare di nuova generazione, per esempio, il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, è stato travolto dalle critiche. Altrettanto divisivo è il partito del gas, la commodity che ha visto i rincari più alti (il 50%) ma allo stesso tempo la sola che può accompagnare la transizione, in attesa che le rinnovabili si prendano davvero la scena. L'Autorità per l'energia ha citato il caso del Tap, il gasdotto (Snam 20%) attivo da fine 2020 che porta fino in Italia il gas azero. Per il presidente, Stefano Besseghini, «il Tap ha dimostrato di essere uno strumento efficace per il contenimento del differenziale di prezzo (ha azzerato lo spread tra l'hub olandese Ttf e quello italiano Psv, ndr) e anche l'entrata in operatività del North Stream 2 avrà delle ripercussioni sulle dinamiche di prezzo che gli analisti ed i forward scontano a partire dal secondo trimestre del prossimo anno». Secondo Besseghini «la rilevanza della commodity in diversi settori hard to abate e il ruolo della generazione a gas come elemento di stabilizzazione della rete devono trovare una road map, non diversa da quella che fissa chiari obiettivi di penetrazione delle fonti rinnovabili e prospettare agli investitori e agli operatori del settore una evoluzione più chiara».

Per Stagnaro «ogni ragionamento, che sia sul gas o su altre fonti di energia, deve poggiare sullo sviluppo delle infrastrutture: servono reti veramente integrate a livello europeo, per superare il pregiudizio che la dimensione di riferimento per l'energia sia solo nazionale. In questo modo ogni fonte può concorrere al mix energetico nel modo più efficiente: il nucleare francese, che già alimenta i nostri consumi notturni, l'eolico offshore del mare del Nord, il fotovoltaico nell'Europa del Sud, il gas». E su quest'ultima commodity, si inciampa in una contraddizione: la domanda che sale, e la produzione domestica che scende. Non è nemmeno più un problema solo italiano: l'Olanda, per esempio, ha appena annunciato lo stop dal 2022 di Groningen, il giacimento super-giant di gas, operato da Shell ed Exxon attraverso la jv Nam.

Tornando ai problemi di casa, entro il 30 settembre si aspetta l'approvazione del Pitesai, il piano che individua le aree idonee, in terra e in mare, per l'esplorazione e la produzione di idrocarburi. Un rapporto del Mite mette in fila qualche numero (si veda tabella in pagina) in un documento depositato ai fini dell'approvazione della nuova Vas, la valutazione ambientale strategica, necessaria all'adozione del Pitesai.

fch

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September 27, 2021 03:21 ET (07:21 GMT)