Quando respinse ricorso contro canone. Querelle non finita

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Roma, 03 apr - Il Consiglio di Stato, nel respingere il ricorso di Tim contro il pagamento del canone allo Stato nel 1998, ha sostanzialmente disapplicato il diritto europeo. E' quanto ritiene la Corte d'appello civile di Roma che ha, invece, accolto il ricorso di Tim e condannato la presidenza del Consiglio alla restituzione delle somme pagate allora dal gruppo telefonico, più interessi e rivalutazione. Tim si aspetta un miliardo di euro, la presidenza del Consiglio ha già annunciato ricorso in Corte di Cassazione.

"Il collegio condivide - si legge nella sentenza - e fa proprio quanto già affermato da questa stessa Corte nel decreto in data 24.1.2012 nel quale, pur esprimendosi in termini di non manifesta infondatezza dell'azione proposta da Telecom, che era il perimetro di quel giudizio, ha ricostruito in modo analitico, dettagliato e del tutto condivisibile l'intera vicenda giudiziaria, da cui si desume la macroscopicità della violazione del diritto comunitario da parte del Consiglio di Stato che, in modo in un certo senso artificioso rispetto al chiaro dictum della Corte di Giustizia Europea, che era stata investita della questione dal Tar del Lazio, ha sostanzialmente disapplicato il diritto europeo e che, semmai, in caso di persistente dubbio, avrebbe dovuto investire nuovamente quella Corte".

La vicenda risale alla liberalizzazione del mercato avvenuta il primo gennaio 1998 e a una norma transitoria di una direttiva europea che consentiva allo Stato italiano di prorogare in via eccezionale di un ulteriore anno l'obbligo concessionario. Tim pagò dunque il canone, ma poi si rivolse alla giustizia amministrativa chiedendo la restituzione di quanto versato perché non dovuto secondo il diritto comunitario: il giudice, in primo e in secondo grado, ha tuttavia respinto il ricorso. Per interpretare il diritto europeo, il Tar del Lazio si era rivolto alla Corte di giustizia europea che, in punto di diritto, aveva chiarito come la norma transitoria contenuta nella direttiva di liberazzazione del mercato non consentiva l'imposizione del pagamento del canone concessorio nel 1998. "Proprio la natura del Consiglio di Stato di organo di vertice della Giustizia amministrativa gli avrebbe imposto, in presenza di una chiara decisione della Corte di Giustizia, una maggiore cautela nel ribadire l'interpretazione data dal Tar, rimettendo semmai alla Corte di Giustizia nuovamente la questione e non obliterandola e avallando una decisione del Tar estremamente opinabile".

La Corte di Giustizia, ricorda la Corte di Appello, aveva infatti ritenuto che "le norme citate della direttiva ostassero al pagamento di un onere pecuniario come il canone di cui trattasi nella causa principale.Il Tar ha tuttavia aveva respinto il ricorso con sentenza n. 11386/08 impugnata da Telecom Italia s.p.a. innanzi al Consiglio di Stato , che con la pronuncia n. 7506/09 ha rigettato l'appello".

Sim

(RADIOCOR) 03-04-24 20:00:14 (0670) 3 NNNN


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April 03, 2024 14:01 ET (18:01 GMT)