Intorno alle 11,20 il Brent sale di 79 centesimi a 85,59 dollari al barile, mentre il West Texas Intermediate statunitense è a 82,19 dollari al barile, in rialzo di 94 centesimi.

Il contratto WTI di settembre scade domani e il contratto di ottobre, più scambiato, guadagna 81 centesimi a 81,47 dollari al barile.

Nell'ultima settimana entrambi i benchmark del mese precedente hanno interrotto una striscia positiva di 7 settimane registrando una perdita del 2% sui timori che la lenta crescita economica della Cina possa avere un impatto negativo sulla domanda di petrolio, e sulla possibilità che il ciclo di rialzo dei tassi di interesse degli Stati Uniti non sia ancora finito.

A sostenere il greggio c'è il sostenuto andamento del prezzo del gasolio da riscaldamento, che diventa un elemento rilevante quando l'emisfero settentrionale si avvicina ai mesi freddi, ha spiegato John Evans del broker petrolifero Pvm.

Nonostante i problemi economici, la Cina sta attingendo alle scorte da record accumulate all'inizio dell'anno, mentre le raffinerie riducono gli acquisti dopo che i tagli all'offerta da parte dell'Opec+ hanno spinto i prezzi globali oltre gli 80 dollari al barile.

Tuttavia, a luglio, le consegne dell'Arabia Saudita in Cina sono diminuite del 31% rispetto a giugno, mentre la Russia, fornendo prezzi in sconto del proprio greggio, è rimasta il principale fornitore del gigante asiatico, secondo i dati delle dogane cinesi.

A meno che non si verifichi una recessione e la domanda rallenti o diminuisca, l'Opec+ ha il controllo della situazione", ha detto Stefano Grasso, senior portfolio manager di 8VantEdge a Singapore.

(Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Andrea Mandalà)