GINEVRA (awp/ats) - La popolazione mondiale vive al momento in una civiltà della paura, che crea dipendenza e che rappresenta per molti un grande affare: è la tesi del noto economista francese Nicolas Bouzou, autore del recente saggio "La civilisation de la peur".

"A forza di svalutarci, abbiamo dimenticato di cosa siamo capaci", afferma il 47enne in un'intervista pubblicata oggi dalla Tribune de Genève. "Nel 2050 la democrazia si sarà diffusa ulteriormente, il lavoro sarà meno faticoso, gran parte della popolazione vivrà cento anni in buona salute e l'umanità avrà messo un freno al riscaldamento globale".

Ma l'intelligenza artificiale (IA) e i robot non toglieranno lavoro? "Questa paura è antica quanto il lavoro stesso. Ci preoccupiamo delle innovazioni perché immaginiamo che distruggeranno gli impieghi. L'IA è nuova, ma lo erano anche gli elettrodomestici e le automobili. Poi la gente mi dice: l'IA sta prendendo piede più velocemente. Vero, ma le evoluzioni sono sempre state più rapide: l'automobile si è diffusa più velocemente della ferrovia".

Quindi nessuna preoccupazione per l'impiego? "La realtà è che le innovazioni stanno stravolgendo molti lavori, ma stanno anche creando un numero enorme di nuove mansioni", osserva l'esperto. "La questione è piuttosto sapere come cambieranno le professioni. Ad esempio l'intelligenza artificiale ha un ottimo livello di diagnosi, spesso migliore di quello dei medici umani: questo non significa che i medici scompariranno, ma che è urgente formarli per lavorare con l'IA".

Rimanendo in tema di salute l'intervistato parla poi dei tumori. "Negli ultimi giorni ho fatto spesso l'esempio del cancro del re Carlo III. Non appena è stata annunciata la sua malattia i media hanno parlato della sua successione. Il cancro era associato alla morte. Ma la verità statistica sul tumore oggi è che i pazienti non muoiono più a causa della malattia e il più delle volte guariscono".

"Ci sono molti progressi straordinari di cui non si parla mai", prosegue il divulgatore molto noto in Francia per le sue frequenti apparizioni televisive. "Potremmo citare la fibrosi cistica (mucoviscidosi). Oggi esiste un trattamento che permette ai malati di recuperare un'aspettativa di vita quasi paragonabile a quella delle persone che non hanno questa malattia. La verità dei dati è che la stragrande maggioranza degli esseri umani non ha mai mangiato così bene o vissuto così a lungo in buona salute".

Nel suo libro Bouzou contesta l'idea di un'apocalisse sul fronte del clima. "Non ci sarà alcun collasso climatico", si dice convinto lo specialista con laurea in finanza. "È un problema molto serio, ma l'umanità non ha mai affrontato un problema così seriamente. Sono stufo di sentir dire in continuazione che non stiamo facendo nulla e che ci stiamo avviando verso il disastro, perché non è vero. Guardate il prezzo delle energie rinnovabili: sta scendendo. E le prestazioni delle batterie elettriche stanno migliorando più velocemente di quanto sperassimo. C'è anche il fotovoltaico. Infine, secondo l'ultimo rapporto dell'Agenzia internazionale dell'energia, pubblicato la settimana scorsa, le nostre emissioni di carbonio - quelle dei paesi democratici - sono tornate ai livelli degli anni '70 e il nostro consumo di carbone è tornato ai livelli del 1905".

Il saggista non vuole però passare per negazionista dei problemi ambientali. "Nulla nelle mie analisi mi rende uno scettico del clima. Non sto contestando il lavoro dell'IPCC, il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico. Sto solo dicendo che stiamo prendendo sul serio il problema del clima e che ci stiamo muovendo nella giusta direzione".

"Da quando ho promosso il libro, molte persone mi hanno detto grazie", rivela l'autore. "Mi dicono che li incoraggio invece di rimproverarli. Le persone sono stufe di ricevere lezioni sulle questioni ambientali. Anche quando vogliono fare la cosa giusta e comprare un'auto elettrica si sentono dire che non ha senso, perché i cinesi non stanno facendo abbastanza (e non è vero, stanno investendo molto nell'energia a basse emissioni di carbonio)".

"È normale preoccuparsi per i propri figli, ma non è giustificato", insiste il commentatore che interviene regolarmente su Le Temps, Le Figaro, Les Échos e Financial Times. "Quando io sono arrivato sul mercato del lavoro il tasso di disoccupazione era del 13% e quello dei giovani del 50%. Oggi non è più così. Era già così in Svizzera per molto tempo, ma ora è così anche in Francia. La visione che i media hanno del mondo è più negativa della realtà".

La paura è anche un grande business. "È un ingrediente del modello di affari dei canali televisivi di informazione, ma non solo di questi. I social network diffondono la paura. Ci sono anche organizzazioni non governative che fanno pressione per la paura e il collasso. Ma la paura è come lo zucchero nell'industria alimentare: un po' va bene, se è troppo crea dipendenza. Siamo dipendenti dalla paura, con conseguenze a lungo termine sulla salute mentale delle nostre popolazioni".

"Il problema è che la paura a volte ci salva, ma ci fa anche fare cose stupide", argomenta Bouzou. "Le faccio un esempio di attualità: l'Ue si vanta di essere la prima area politica a regolamentare pesantemente l'IA, ma dovrebbe invece incoraggiare le aziende a sviluppare queste tecnologie, in modo da diventare più potenti in tale settore innovativo".

Su cosa basare l'ottimismo? "Sul fatto che storicamente, i profeti della paura si sono sbagliati quasi sistematicamente", risponde l'intervistato. "Nel libro ne fornisco molti esempi, da Malthus agli scrittori di fantascienza. Eppure nel dibattito pubblico si risulta molto più credibili quando si prevedono grandi catastrofi. Quando invece, come me, si dice che ci sono molte cose che stanno migliorando, si viene considerati ingenui, orribili liberali o collaboratori del governo. Ma storicamente sono le persone che hanno avuto una visione equilibrata e fiduciosa del futuro ad avere ragione", conclude l'economista.