MILANO (MF-DJ)--Nemmeno il tempo di riprendere fiato da un 2020 zavorrato dalla pandemia: gli operatori italiani dell'energia si sentono di nuovo sotto esame. Quasi tutti dopo i lockdown e il crollo dei consumi hanno guardato al 2021 come all'anno della ripresa, premessa per l'inevitabile transizione energetica, agevolata dai fondi del Pnrr-Next Generation Eu e dal Piano nazionale per gli investimenti complementari. Poi sul mercato si sono abbattute le tensioni dovute ai prezzi delle commodity, schizzati verso l'alto fino a far evocare il rischio di un blackout europeo, ipotesi che poggia sulle previsioni di un inverno rigido e sull'esiguità degli stoccaggi (l'Italia invero fa eccezione con un riempimento all'80%). Ora, scrive Milano Finanza, si attendono le nuove misure contro il caro-bollette allo studio del governo, dopo che nel Consiglio dei ministri di venerdì 3 dicembre è saltato il contributo di solidarietà per i redditi sopra i 75 mila euro. E si aspetta anche la scadenza del 14 dicembre, quando Bruxelles adotterà il pacchetto di interventi che includerà la revisione del regolamento sulla sicurezza degli approvvigionamenti gas.

Ma intanto come sono arrivati i big italiani dell'energia alla ripartenza del 2021 e quanto sono rimasti solidi per affrontare le incognite di oggi dopo essere passati per i mesi più duri della pandemia? Le 17 quotate dell'energia si dividono una capitalizzazione di circa 170 miliardi di euro, il 28,3% del valore di tutte le quotate di Piazza Affari. Solo l' Enel di Francesco Starace e l' Eni di Claudio Descalzi mettono insieme una capitalizzazione di oltre 117 miliardi di euro: 73 miliardi la prima, 44,3 miliardi la seconda. Seguono nel FtseMib Snam, Terna, A2A, Hera, Italgas e via dicendo (si veda tabella). A scorrere i dati del Rapporto appena pubblicato dal Centro Studi CoMar, nel raffronto 2019-2020 il fatturato del settore ha perso il 24,6% a 218,8 miliardi di euro; il risultato netto è sceso a -2,5 miliardi di euro da un utile di 6,5 miliardi; il margine operativo netto si è fermato a 16 miliardi (- 38,7%) e di conseguenza il rapporto tra margine operativo netto e fatturato è sceso dal 9 al 7,3%. I debiti, infine, sono cresciuti del 4% a 168 miliardi. Guardando ai dati complessivi, l'unico parametro positivo è stato il mantenimento dei livelli occupazionali, che hanno persino segnato un incremento dello 0,2% a quota 185 mila addetti.

red/lab

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0610:07 dic 2021

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December 06, 2021 04:09 ET (09:09 GMT)