ROMA (MF-DJ)--"L'azienda ha già portato a termine, e con successo, la sua transizione ecologica. Ora inizia la fase tre. Siamo maturi per definire le direttive del nostro piano industriale per i prossimi cinque anni".

Lo ha detto in un colloquio al Sole 24 Ore Edoardo Garrone, presidente del gruppo Erg fondato da suo nonno, che presenterà venerdì prossimo, alla comunità finanziaria, il piano industriale 2021-2025, concepito con l'ambizione di aprire la terza fase della storia, lunga oltre un'ottantennio, dell'azienda. Una storia che, per i primi 70 anni, si è svolta nel settore petrolifero. Ma che è stata segnata poi dal cambio di rotta degli ultimi 12 anni, la fase due, in cui il gruppo ha intrapreso una trasformazione che l'ha portato a produrre energia elettrica prevalentemente da fonti rinnovabili.

«Oggi - sottolinea - Erg è presente in sei Paesi europei, oltre all'Italia: Francia, Germania, Uk, Polonia, Romania, Bulgaria. Abbiamo, inoltre, appena annunciato il nostro ingresso in Spagna, tramite un accordo con Renergetica, e in Svezia. Lo sviluppo estero costituisce uno dei pilastri fondamentali della nostra strategia di crescita. Continueremo a svilupparci nei Paesi in cui siamo già ma stiamo anche guardando con molta attenzione ad altri Paesi europei, dove ancora non siamo presenti, che potrebbero rientrare nel nostro portafoglio di investimenti. Senza dubbio continueremo a investire in rinnovabili, particolarmente nell'eolico e nel solare (mentre attualmente il gruppo opera anche con una terza tecnologia rinnovabile pura: l'idroelettrico, ndr). Ma prevediamo anche grossi investimenti per continuare a rinnovarci sotto il profilo tecnologico; questo significa repowering sia in Italia che all'estero, cioè sostituire le turbine dei vecchi parchi eolici con altre tecnologicamente avanzate e aumentare così la produzione».

Il nuovo progetto industriale, peraltro, aggiunge il presidente di Erg, «sarà strettamente integrato con il piano Esg (environmental, social and governance), caratterizzato da obiettivi precisi e misurabili, con sistemi di remunerazione variabile del management legati al raggiungimento di questi obiettivi».

Il nuovo corso dell'azienda guidata dalle famiglie Garrone e Mondini si snoderà anche attraverso l'apporto di un management che è stato rinnovato con l'ultima, recente, assemblea dei soci. Luca Bettonte, il manager che ha realizzato la transizione ecologica dell'azienda, ha lasciato l'incarico di a.d. a Paolo Merli. E questo è avvenuto, spiega Garrone, «nel segno della continuità, perché Merli, nel suo precedente ruolo di direttore generale e cfo, per ben 14 anni a fianco di Bettonte ha partecipato, dando un contributo fondamentale, a ogni passaggio del percorso che ha portato alla nostra trasformazione energetica da società petrolifera a leader delle rinnovabili. Bettonte ha fatto tre mandati da ad e dimostrato di essere un manager capace e visionario. Continuerà ad avere un ruolo importante perché rimarrà nel cda e nel comitato strategico in cui siedono gli ultimi tre ad di Erg, che rappresentano 20 anni della nostra storia: mio fratello Alessandro, Bettonte appunto e Merli».

Con la nomina del nuovo ad, è venuta meno la figura del dg in Erg ed è cambiata la macrostruttura manageriale dell'azienda. «Sono stati nominati - spiega Garrone - top manager giovani e motivati, cresciuti internamente, come il nuovo cfo. Abbiamo poi creato una direzione Esg, Ir & communication per la centralità della sostenibilità nelle strategie, che fa direttamente capo all'a.d.. Dall'esterno, e con esperienze estere importanti, viene invece il nuovo chief operating officer. L'età media del top management è scesa sotto i 50 anni, però gran parte di questi manager ha mediamente oltre 10 anni di storia in Erg. Rappresentano, insomma, la discontinuità nella continuità e sono portatori dei valori fondanti dell»azienda».

Il nuovo progetto industriale, prosegue Garrone, «impegna l'azienda in un ruolo attivo nella lotta al cambiamento climatico. Nell'ultima assemblea di bilancio, i fondi d'investimento, che sono tra i nostri azionisti di minoranza, hanno votato in larga maggioranza, per la prima volta, la nuova politica di remunerazione del management legata anche al raggiungimento di obiettivi di sostenibilità predeterminati. Persino la grande finanza sta spingendo a investire di più nella lotta ai cambiamenti climatici e l'Europa ha messo nel recovery fund un piano d'investimenti in cui, solo per la transizione ecologica ci sono, per l'Italia, 70 miliardi su 200 totali. Poi c'è l'European green deal, che pone l'obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica in Ue nel 2050 e considera gli effetti di questo obiettivo fondamentali per il recupero socio-economico successivo alla pandemia».

Insomma, sottolinea Garrone, l'Europa «vuole essere il leader del mondo nella decarbonizzazione. Tuttavia, e qui arrivano le note dolenti, un conto sono i piani, un conto il modo in cui li realizzi. Le autorizzazioni sono il nodo principale da sciogliere in Italia e in Europa. Nello sviluppo dell'eolico, ad esempio, è evidente come la velocità del permitting, cioè del rilascio delle autorizzazioni per un impianto e le infrastrutture di connessione, non è per niente sincronizzata con i ritmi e gli obiettivi di crescita del Piano energetico italiano (Pniec) e dei piani europei. Gli obiettivi sono ambiziosi ma i tempi per autorizzare un investimento sono lentissimi. In Italia il ministero fa aste per le rinnovabili che in gran parte non trovano riscontro nell'offerta degli operatori a causa della carenza di progetti autorizzati. Questo genera un altro problema: c'è poca concorrenza».

A frenare la decarbonizzazione, conclude Garrone, «ci sono sia la burocrazia che il sistema normativo, che evidenzia anche un disallineamento tra istituzioni centrali e territoriali. Ma devo dire che il Governo Draghi ha posto le premesse per favorire un cambiamento di questa situazione, ad esempio con l'accorpamento di competenze ambientali ed energetiche nel ministero della Transizione ecologica».

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(END) Dow Jones Newswires

May 11, 2021 03:05 ET (07:05 GMT)