MILANO (MF-DJ)--La monotonia del successo non logora Fulvio Montipò. Come d'abitudine anche quest'anno gli investitori che gli hanno dato fiducia hanno trovato il titolo Interpump tra i primi nella graduatoria delle performance borsistiche delle blue chip di Piazza Affari, ossia quelli inseriti nel paniere dell'indice Ftse Mib. Il guadagno sui 12 mesi si è attestato attorno al 55%, rialzo che ha pochi termini di paragone e che diventa straordinario e unico se l'arco temporale di riferimento si estende: +1.244% negli ultimi dieci anni; +2.526% sui 20 anni. In entrambi i casi miglior titolo nel Ftse Mib per rendimento (dati Milano Finanza 11.12.21). E a completare il quadro a dir poco lusinghiero: dalla quotazione il total return per gli azionisti è stato del 16,6% ogni anno, percentuale che raddoppia (+32,5% ogni anno) se il periodo di riferimento si restringe al decennio 2011-2021. Non male per un'azienda che non produce beni di lusso, dai marchi universalmente riconosciuti, ma ugualmente rappresenta un'eccellenza della manifattura italiana, trattandosi di uno dei primi produttori al mondo sia nelle pompe oleodinamiche sia in quelle ad acqua. La crescita della quotazione ottenuta nel 2021, ben oltre la media, dà l'occasione al fondatore e ad di ribadire all'imprenditore che da oltre 30 anni ne dirige le strategie, che il suo orizzonte non si limita ai 12 mesi ma va ben oltre: «Caratteristica centrale del gruppo è sempre stata avere una visione e una pianificazione strategica di medio lungo termine, senza mai inseguire mode e trend di breve periodo».

Domanda. Resta il fatto che +55% in un anno è tanto. Gli investitori che hanno messo questo titolo in portafoglio le saranno grati.

Risposta. Lo spero e ne sono orgoglioso. Ma al di là degli ultimi 12 mesi, come dicono le performance di lungo periodo, questo è un gruppo che di belle sorprese è sempre stato ricco. E la spiegazione sta anche nel fatto che tutta la ricchezza creata, salvo moderati dividendi annui, è stata reinvestita per lo sviluppo. Ovvio che accanto a questo servono altri ingredienti: massima attenzione a rinnovare ogni giorno la gamma prodotti e a innovarli tecnologicamente. E grande attenzione alla flessibilità di azione e al controllo dei costi, per esempio.

D. Eppure chi guarda questa realtà da distante si domanda cosa possa esserci di tanto eccezionale nella produzione di componenti meccaniche, per quanto sofisticate e innovative, che però non possono contare sulla forza di un brand popolare, come avviene in altri ambiti. Per esempio moda, sport, auto.

R. In realtà Interpump ha una propria unicità nella vasta diversificazione di applicazione dei prodotti sia nel settore acqua sia nel settore olio, dai veicoli agricoli alle macchine movimento terra, dalle apparecchiature utilizzate nell'abito dell'edilizia all'alimentare e al pharma, e poi nella grande diversificazione geografica, che lo rendono alquanto resiliente e sempre più de-correlato dai cicli economici. Inoltre è molto apprezzata la stabilità della nostra crescita, fattore non trascurabile per chi deve investire e contare su risultati costanti.

D. Il tutto riunito in un'attività che non spicca per visibilità

R. L'Italia dovrebbe essere più orgogliosa dello sviluppo del suo settore manifatturiero: è grazie alla forza di settori quali la meccanica ed i macchinari per l'industria, insieme ai settori più tradizionali del made in Italy, che il Paese può continuare ad avere uno dei più alti surplus nella bilancia commerciale con il mondo (63 miliardi di euro nel 2020) e nel 2021 ad avere tassi di crescita nell'industria superiori alla Germania grazie alla più ampia diversificazione di settori e mercati. Questa forza industriale del Paese non si riflette pienamente nei numeri della capitalizzazione di Borsa Italiana, ma Interpump, che di recente è entrato nel paniere dell'indice Ftse Mib, anche grazie alla continua crescita del titolo, è vista dagli investitori come mix ideale per investire nello sviluppo dell'industria europea e internazionale.

D. Nell'anno che sta per chiudersi si è tornati ai famosi livelli pre-pandemici, quelli a cui aspirano le aziende per confermare di aver superato la fase difficile.

R. Nel primi nove mesi 2021 il fatturato ha superato i livelli precedenti alla pandemia attestandosi a 1.154,6 milioni, in crescita del 21% rispetto al 2020, ma anche il margine operativo lordo è salito del 23% a 281,9,5 milioni. La marginalità è molto forte, 24,4%, dato eccezionale, ma teniamo la barra su uno stabile 22%. Anche l'indebitamento, a 174,4 milioni, è in ulteriore riduzione. E per la chiusura dell'anno pensiamo di rispettare le guidance fissate, forse anche qualcosa di più.

D. La sua visione sul trend della sua industria?

R. Molto positiva a guardare il dato attuale, che segnala una crescita eccezionale, con rialzi in molti casi impressionanti. Rispetto a un anno fa registriamo aumenti degli ordinativi che vanno da un minimo del 50% fino al triplo. Una cosa mai vista in decenni che sono a capo di questo gruppo.

D. Come se lo spiega?

R. E l'effetto della grande crescita nell'economia reale globale. In parte c'è anche un effetto di dilatazione degli ordini. La carenza di materie prime e di componenti provoca ritardi negli ordinativi e questo spinge chi compra a fare ordinativi maggiori, per rafforzare le scorte. C'è il timore di rimanere scoperti. Questo può innescare un ciclo rischioso perchè quando le dinamiche si normalizzano si corre l'effetto inverso ma noi contiamo sulla flessibilità d'azione. Resta il fatto che ora, per cercare di non scontentare i clienti, è stato necessario aumentare la produzione di alcune società del 20-30%, con quel che comporta in termini di investimenti.

D. Ma c'è anche un trend strutturale di fondo?

R. Il piano di investimenti varato dai vari Stati si dirige in buona parte sulle infrastrutture e questo si traduce in maggiori richieste anche dei nostri prodotti. Interpump ha come traguardo i 2 miliardi di ricavi nei prossimi anni. Potremmo arrivarci nel 2023 rispetto a un dato di consensus 2021 di 1,57 miliardi e di 1,85 circa per il 2022, ascesa che si spiega anche con i circa 200 milioni di fatturato portati dalle attività che abbiamo rilevato dal gruppo danese Danfoss.

D. Appunto, capitolo acquisizioni. In 25 anni Interpump ne ha messe in fila oltre 60, un potente moltiplicatore della crescita. Quest'anno ci sono state quelle di Berma, riduttori per tappeto trasportatore e dispositivi di dispersione, e soprattutto di White Driver Motors & Steering dal gruppo Danfoss, per un enterprise value di EUR 278 milioni, che ne fanno la più consistente della vostra storia. Come procede la loro integrazione nel gruppo?

R. Quest'ultima ci sta impegnando di più, sia per le dimensioni, sia per il modello centralizzato che si presenta meno flessibile, mentre Interpump mira a rendere autonome tutte le controllate, che ha sparse un po' ovunque. Soprattutto oggi, senza la necessaria flessibilità si rischia di evadere gli ordini a distanza di 40 settimane e questo al cliente non può andar bene. Comunque anche queste acquisizioni concluse nel 2021 confermano la validità della nostra strategia di m&a, sia di società minori, ma che arricchiscono il patrimonio di prodotti e tecnologie, sia di gruppi internazionali di grandi dimensioni.

D. In quali contesti si vedranno le vostre prossime mosse?

R. Le probabilità maggiori si trovano nel settore olio, che è il più grande. Il gruppo è protagonista mondiale nell'oleodinamica, stimato 50 miliardi di euro di fatturato nel mondo, e nella gestione e controllo fluidi: omogeneizzatori, vari tipi di pompe e componenti. E' un comparto stimato 9 miliardi di ricavi a livello mondiale.

D. Uno dei temi del momento è quello della sostenibilità

R. Ne siamo consapevoli e ci stiamo impegnando nell'attuazione dei temi di sostenibilità nell'agire quotidiano, a iniziare dal business originario del settore acqua, che è sostenibilità per definizione. Qui Interpump produce pompe ad altissima pressione, un business che è stimato valere 1 miliardo di euro di fatturato nel mondo, dove siamo leader e la crescita più difficile per motivi fisiologici. Possiamo già definirci green: poche emissioni dalla lavorazione dei metalli, migliaia di mq di fotovoltaico già in produzione per la fornitura di energia, ecc.. Su questo stiamo predisponendo piani ad hoc e daremo presto una rappresentazione più completa di ciò che già facciamo.

D. Pandemia, inflazione, approvvigionamenti difficoltosi, tensioni nel quadro geopolitico: cosa teme di più nel 2022?

R. La preoccupazione maggiore la nutro verso la pandemia, che imponendo i lockdown ha il potere di bloccare l'economia. Inoltre crea distorsioni come carenza di approvvigionamenti e rincari dei prezzi, a volte esorbitanti in settori come per esempio quello dei trasporti. Per parte nostra quest'anno abbiamo dovuto aggiornare i listini già tre volte, per adeguare i prezzi. Penso però che quello dell'inflazione sia un processo più gestibile, anche se il mondo si è indebitato enormemente in questi anni e anche questa è una potenziale minaccia di instabilità.

D. Mentre da Interpump che cosa ci si deve aspettare?

R. Resto ottimista per il 2022. Abbiamo tenuto il debito sotto controllo nonostante le ultime acquisizioni, ora viaggiamo a circa 1,3 volte l'ebitda. Ci poniamo come range di oscillazione tra 1 e 1,5 volte, diciamo che a livello 2 potremmo arrivarci in caso di nuove operazioni di una certa consistenza, ipotesi alla quale sono sempre aperto e che anzi mi auguro accada. Questo è uno dei buoni auspici che mi faccio per l'anno che sta per iniziare.

fch

(END) Dow Jones Newswires

January 10, 2022 02:04 ET (07:04 GMT)