ROMA (MF-NW)--In queste settimane l'attenzione del mercato è concentrata sull'assemblea di Mediobanca, che a fine mese sarà chiamata a decidere la composizione del nuovo cda. Se nell'assise del prossimo 28 ottobre si profila una sfida all'ultimo voto tra i grandi soci Delfin e Francesco Gaetano Caltagirone e il vertice dell'istituto guidato da Alberto Nagel, la dialettica accesa tra azionisti e società quotate sta diventando una costante anche per molte aziende italiane. Solo nell'ultima stagione assembleare il numero di delibere contestate sulla politica di remunerazione è cresciuto del 9,1%, mentre per le relazioni sulla remunerazione l'incremento è stato ancora più consistente, con un balzo del 45,5%. Lo rivela la 2023 European Agm Season Review della società di consulenza Georgeson che prende in esame i sette principali mercati azionari europei, cioè Gran Bretagna, Olanda, Germania, Spagna, Francia, Svizzera e Italia.

Il report, scrive MF-Milano Finanza, definisce «contestata» una delibera che, anche se approvata, abbia ricevuto voti contrari pari al 10% o più del capitale. Che trend si osserva in Europa? Anche nel 2023 la retribuzione del top management è stato il tema più divisivo in assemblea: il 42,9% delle delibere in questo ambito è stato oggetto di contestazione. Gli investitori più insoddisfatti si sono visti in Svizzera, dove il 68,4% delle proposte sui maxi-stipendi è stato avversato. Per contro, il livello minimo di scontento è stato registrato in Gran Bretagna, con il 20,2% di delibere criticate.

Se gli stipendi dei top manager agitano le assemblee, non c'è ancora grande dialettica sui temi climatici. In particolare Georgeson si è concentrata sulle cosiddette delibere «say on climate», proposte che hanno trovato una prima affermazione in Europa dopo alcune grandi campagne di fondi attivisti a partire dal 2020. «Per la prima volta dalla nascita del fenomeno, nel 2023 abbiamo assistito a una riduzione anno su anno del numero delle proposte Say on Climate avanzate dalle aziende», spiega Georgeson. «C'è stato chiaramente un incentivo ridotto per le società a presentare questo tipo di proposte. Ciò è dovuto al fatto che esiste un'ampia varietà di opinioni e di aspettative che si traducono in iniziative diverse da parte delle aziende. Alcuni investitori poi si chiedono se le votazioni Say on Climate debbano essere proposte», spiega il report, che l'head of market Italy di Georgeson Lorenzo Casale commenta così: «Nel breve non prevedo un aumento delle iniziative di Say on Climate da parte delle società a livello europeo. Si tratta di un ottimo strumento che va però ancora registrato».

Se questi sono i maggiori trend europei, cosa accade in Italia? Nel 2023 è cresciuta l'ostilità degli azionisti alle proposte dal management. Nel complesso ci sono state 22 società con almeno una delibera contestata, pari al 68,8% delle quotate sul Ftse Mib rispetto al 50% del 2022. Quattro delibere sponsorizzate dal cda sono state respinte dai soci, un numero in aumento rispetto alla scorsa stagione quando non ce n'era stata nessuna. Il numero complessivo delle proposte contestate è salito da 51 a 57, pari al 22,3% del totale delle delibere nel 2023, in crescita rispetto al 18,1% del 2022.

Nell'ambito delle politiche di remunerazione, le scelte osteggiate dai soci sono cresciute del 9,1% (14 delibere rispetto alle 12 del 2022) e la stessa tendenza si è registrata per i voti sulle relazioni sulla remunerazione, con un aumento del 45,5% delle proposte impugnate. Cosa criticano esattamente i fondi? «In materia di remunerazione gli investitori istituzionali e i proxy advisor chiedono soprattutto una maggiore chiarezza sulle metriche e l'inclusione di parametri di sostenibilità fra i target dell'azienda. Anche gli importi delle retribuzioni possono finire sotto la lente, specie se fuori mercato rispetto al settore o al mercato. Su questo secondo punto le società italiane si stanno allineando alle richieste del mercato, mentre per l'appunto sulle metriche e sui target c'è ancora del lavoro da fare», spiega Casale.

A dirigere il traffico nelle assemblee italiane sono sempre i proxy advisor che nel 2023 hanno continuato ad avere un grande impatto sull'esito delle proposte. La correlazione tra raccomandazioni negative dei proxy e livello di contestazione sembra essere ancora più forte per le proposte sulla remunerazione, in particolare per il voto sulla seconda sezione della relazione sulla remunerazione. Nell'ambito del campione di società analizzato da Georgeson, Iss ha consigliato di osteggiare 37 risoluzioni rispetto alle 29 del 2022 mentre il competitor Glass Lewis si è espresso contro 34 delibere rispetto alle 40 dell'anno scorso. Passando alle singole vicende societarie, le aziende italiane che in assemblea hanno registrato il consenso più basso sulla remunerazione del management sono: Tim (delibera bocciata con solo il 29% dei voti a favore), Interpump (50,5% a favore), Azimut (56%) e Prysmian (56,4%).

«Sebbene i numeri mostrino che gli azionisti delle società europee continuano a percepire un disallineamento tra compensi e interessi degli investitori, sembra la maggiore insoddisfazione dipenda da come le politiche di remunerazione vengono attuate, non dal modo in cui sono strutturate», spiega Domenic Brancati, global chief operating officer di Georgeson. «Anche le nomine degli amministratori rimangono al centro dell'attenzione, poiché gli azionisti continuano a usare il loro voto per esprimere insoddisfazione su questioni specifiche come la diversità del consiglio di amministrazione e il cambiamento climatico. Il nostro lavoro -continua Brancati- in altre parti del mondo ci dice che l'aumento della percentuale di delibere contestate per l'elezione degli amministratori è una tendenza globale e sottolinea la necessità per le società e i consigli di amministrazione di impegnarsi attivamente con i propri azionisti». Per quanto riguarda il mercato italiano, Casale è ottimista: «L'Italia sta diventando a tutti gli effetti un mercato adulto in materia di governance. Il livello di quantità e qualità è decisamente aumentato negli ultimi anni. Gli investitori istituzionali esteri riescono a trovare uno spazio di manovra sia in termini di engagement sia di voto, mentre le società aderiscono sempre di più agli standard internazionali».

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1609:52 ott 2023


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