ROMA (MF-DJ)--E' sulla sostenibilità e sul suo ruolo strategico per il futuro del settore della moda che si sono confrontati esperti e operatori del comparto, imprenditori e rappresentanti delle istituzioni nel corso della terza e ultima tappa di "The age of news visions" che si è tenuta virtualmente oggi a Roma.

L'iniziativa -organizzata da UniCredit in collaborazione con Pitti Immagine, Camera Nazionale della Moda Italiana, Altaroma e Nomisma- si è articolata in tre forum virtuali dedicati alle strategie di rilancio del comparto moda made in Italy. Tre occasioni di confronto su leve funzionali alla ripresa, come i nuovi modelli di comunicazione, al centro del primo focus che si è svolto a Firenze, lo scorso 10 novembre; l'e-commerce e la digitalizzazione, temi cardine dell'evento del 24 novembre a Milano e, infine, la sostenibilità, argomento chiave del terzo e ultimo appuntamento oggi a Roma.

Dal report realizzato da Nomisma emerge che la crisi sanitaria da covid non ha spostato l'attenzione del consumatore dai temi della sostenibilità. Ha, anzi, aumentato la consapevolezza degli impatti che le attività umane producono sull'ambiente: nel mondo 7 cittadini su 10 sono oggi più consapevoli di ciò. L'attenzione e le preoccupazioni per l'ambiente si traducono in azioni concrete: il 57% degli europei ha cambiato stile di vita per adottare comportamenti sostenibili. Non solo, dall'inizio della pandemia il 27% dei consumatori italiani ha aumentato l'acquisto di prodotti sostenibili ed ecofriendly e il 21% da punti vendita che promuovono prodotti sostenibili. Prodotti di aziende che operano nel rispetto dei lavoratori sono invece stati scelti con maggior frequenza da 1 italiano su 5.

Nei prossimi 12 mesi, per quasi 1 italiano su 2 sarà importante acquistare abiti, calzature e accessori prodotti con metodi che rispettino l'ambiente e tutelino il benessere animali. Il 37% degli italiani, invece, si appresta a fare acquisti ragionati prediligendo capi che durino più di una stagione. La sostenibilità non rappresenta oggi solo un attributo di prodotto ma un valore che il consumatore ricerca nella value purpose dei brand. I consumatori chiedono alle imprese un impegno effettivo nei confronti della sostenibilità, impegno di cui vogliono essere resi partecipi perché elemento su cui costruire fiducia e fedeltà al brand. Otto italiani su 10 vorrebbero conoscere la provenienza delle materie prime utilizzate nella produzione degli abiti, calzature e accessori che acquistano. Il 72% invece vorrebbe conoscere l'impatto ambientale collegato alla produzione dei prodotti moda e lusso che comprano (in termini di emissioni di CO2, impronta idrica, .).

Già prima della pandemia le aziende del fashion italiano erano attive sul fronte della sostenibilità: il 64% delle imprese del tessile, abbigliamento e pelletteria adottavano misure per ridurre l'impatto ambientale delle proprie attività (Fonte Istat). L'emergenza sanitaria ha decretato la nascita e l'accelerazione di un'eterogeneità di fenomeni, molti dei quali connessi alla responsabilità ambientale ed etica dell'azienda. Il covid ha rappresentato un acceleratore rispetto all'adozione di strategie per la sostenibilità dell'offerta e dei processi produttivi dell'azienda (29% delle imprese), alla revisione della supply chain tramite una catena di fornitura più legata al territorio (20%) e all'implementazione di strategie a favore della sostenibilità sociale (18%).

Per le imprese del settore moda e lusso italiano la sostenibilità rappresenta, inoltre, una leva per la ripartenza del settore: nei prossimi 12/18 mesi l'11% proporrà prodotti sostenibili e attenti all'ambiente come strategia di risposta agli effetti e ai cambiamenti generati dal Covid, il 6% - per lo stesso motivo - adotterà processi di produzione a basso impatto ambientale, mentre il 4% per la riprese dell'azienda investirà in iniziative e strategie sostenibili.

(END) Dow Jones Newswires

December 01, 2020 11:30 ET (16:30 GMT)