MILANO (MF-DJ)--La guerra in Ucraina è già costata un tonfo di oltre il 13% al Ftse Mib. L'indice ha continuato nella sua pesante discesa con un -6,24% a 22.464 punti, ben 3.491 punti in meno di quanto valesse solo mercoledì scorso.

Nel suo complesso, la capitalizzazione dei titoli di piazza Affari è calata di circa 84 mld dalla chiusura di mercoledì 23 febbraio a oggi.

E' questo il costo pagato dall'azionario milanese per l'offensiva scatenata giovedì 24 febbraio dalle forze russe, che in queste ore ha segnato un ulteriore livello di allerta.

Ad appesantire la situazione è infatti l'attacco della Russia nella zona dove si trova una delle centrali nucleari ucraine, quella di Zaporizhzhia. Secondo i media internazionali l'impianto ora è stato messo in sicurezza e non sarebbe stato registrato un aumento delle radiazioni.

"L'indicazione di quanto avanti si spinga la Russia per raggiungere i suoi obiettivi è uno sviluppo preoccupante", commenta Michael Hewson, Chief Market Analyst di CMC Markets.

"Il piano di Putin di una guerra lampo in Ucraina non ha avuto al momento successo. La condanna dell'Occidente con l'applicazione di sanzioni punta a isolare la Russia. Volano i prezzi delle materie prime e all'orizzonte si profila la stagflazione", sottolinea Massimo De Palma, Head of Multi Asset Team di GAM (Italia) SGR.

A livello economico, "tra gli effetti piú ampi di questo conflitto, le problematiche legate alle catene di approvvigionamento e le pressioni inflazionistiche saranno le piú rilevanti per molti investitori a livello globale. Queste molto probabilmente complicheranno il ruolo già molto complesso che le banche centrali si trovano a svolgere: cercare di combattere l'inflazione", sottolinea Andrew McCormick, Head of Fixed Income e CIO di T. Rowe Price.

"Le aspettative prima di questo conflitto prevedevano che gran parte delle Banche Centrali dei mercati sviluppati iniziasse ad alzare i tassi nel breve periodo, ad esempio la Fed a marzo. Gli avvenimenti degli ultimi giorni quasi certamente complicheranno il quadro per i banchieri centrali. Ciò renderá difficile progettare un soft landing, un compito arduo in quasi tutti i contesti di mercato. A questo punto riteniamo che i governatori procederanno come stabilito e che i tassi inizieranno a salire a marzo. Il contesto sarà più difficile da prevedere nel corso dell'anno e dipenderà probabilmente dal modo in cui evolverà il conflitto", conclude l'esperto.

Sul fronte dei dati macro Usa, l'economia degli Stati Uniti ha creato 678.000 posti di lavoro nei settori non agricoli a febbraio, battendo nettamente il consenso degli economisti, che si aspettavano un aumento di 381.000 unità. Il tasso di disoccupazione si è attestato al 3,8%, meglio di quanto previsto dal consenso degli economisti (3,9%). Il dato di gennaio è stato rivisto a 481.000 da 467.000 unità. La retribuzione media oraria si è invece attestata a 31,58 usd, in aumento dello 0,03% (+0,5% m/m il consenso).

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March 04, 2022 12:05 ET (17:05 GMT)