MILANO (MF-DJ)--Un anno da capogiro. In picchiata dai record di Febbraio (Ftse Mib a 25.478 il 19) alle sedute drammatiche di inizio lockdown (14.894 il 12 marzo ), e poi in ripresa fino alla volata di Novembre, spinta dall'arrivo dei vaccini. Al traguardo la chiusura di Piazza Affari è comunque negativa del 5,2%. Ma e' stato anche l'anno che ha segnato l'uscita di Borsa Italiana dal gruppo Lse e l'acquisizione da parte di Euronext, con Cdp Equity e Intesa. Nell'intervista a ClassCnbc Raffaele Jerusalmi, a.d. di Borsa Italiana dal 2010, fa il punto sull'anno della pandemia, anticipa i primi segnali sul 2021 e il lavoro sulla integrazione nel nuovo gruppo.

D: Avete appena pubblicato i dati sul 2020, qual e' la sua lettura ?

R: Per noi il bilancio è comunque positivo. Abbiamo chiuso il 2020 con 24 emissioni, un record a livello europeo, e buoni segnali sul fronte dei volumi sia sul mercato azionario che dei derivati e sull'obbligazionario. L'indice era arrivato a perdere oltre il 30%, ed ha risentito del peso dei titoli finanziari e dell'energia, tra i piu' colpiti. Altri settori, invece, hanno fatto molto bene e guidato il recupero: farmaceutica e diagnostica, penso a Diasorin, a Recordati. O il lifestyle, da Campari a Moncler. Ma e' stato un anno molto impegnativo soprattutto perché ci siamo trovati improvvisamente a dover gestire un'infrastruttura finanziaria totalmente da remoto. Devo dire grazie a un team fantastico, perché la nostra piattaforma e tutti i nostri mercati hanno funzionato alla perfezione. Quindi l'anno si chiude con molta speranze sulle prospettive del prossimo.

D: Nel 2020 , pero', sono arrivate in Borsa solo piccole societa'. Dove sono i grandi ? Cosa vede in cantiere per l'anno prossimo ?

R: In cantiere ci sono tante operazioni rimandate nel 2020 perché la pandemia ne ha reso difficile l'organizzazione. Ci aspettiamo ancora tantissime quotazioni sull'Aim. Sulle grandi capitalizzazioni, invece, scontiamo ancora una scarsa propensione dell'imprenditore italiano verso la quotazione. Negli ultimi anni le cose sono cambiate in meglio, pur in presenza di un trend globale molto negativo per le quotazioni. In America il numero di titoli quotati si è dimezzato in 15 anni. Noi, invece, stiamo recuperando, con un passo che potrebbe essere anche più accelerato.

D: Nei mesi della pandemia e' anche cresciuto il risparmio degli italiani, ma resta lontano da Piazza Affari.

R: Questo e' uno dei punti principali del problema. L'Italia ha una carenza strutturale di investitori istituzionali. I fondi pensione sono molto avversi al rischio azionario, e quando investono in Borsa trattano il mercato domestico come qualunque investitore che guarda agli indici globali, quindi destinandovi l'1% circa. In tutti i mercati più evoluti gli investitori istituzionali pesano nel loro mercato dal 30% minimo fino al 60% nel mondo anglosassone. In assenza di questo tipo di investimento c'e' meno risparmio privato sull'azionario, ma, soprattutto, non c'è un ammortizzatore quando le cose vanno male. E non è un caso che il nostro indice negli ultimi vent'anni di burrasca sui mercati finanziari non abbia avuto una grande performance. Deve cambiare la cultura degli investitori istituzionali italiani.

D: E quella dei risparmiatori ? Come vede le nuove modifiche ai PIR, come la protezione fiscale sulle perdite, introdotto dalla manovra ?

R: I Pir sono stati un buon tentativo per convogliare una maggiore e più stabile massa di risparmio verso gli investimenti azionari. Poi servirebbero delle piccole modifiche per migliorare il prodotto. È una buona idea, ma bisogna "metterla a terra" in modo adeguato. Vedremo se con i cambiamenti che citava si potrà tornare ad avere una raccolta sostanziosa, come nel primo anno in cui sono stati lanciati.

D: Il Presidente del Consiglio Conte ha ricordato nella conferenza stampa di fine anno che per il Governo e' stata una priorita' riportare parte del controllo di Borsa in mani italiane. Ma che ruolo potra' avere Piazza Affari per la ripresa della economia ?

R: La Borsa è molto importante, e lo sarà ancora di più in futuro perché è l'unico anello di trasmissione sempre aperto tra il mondo delle imprese e quello dei capitali. Lo ha ricordato anche il Presidente della Repubblica Mattarella, in occasione dell'ultimo rapporto annuale di Consob. Il sistema bancario è molto cambiato, e c'è bisogno di una trasmissione molto più diretta tra le esigenze delle imprese di raccogliere capitali e il mercato. La Borsa consente alle imprese di raccogliere capitali anche nei momenti più difficili. Credo che avere un'infrastruttura di mercato eccellente oggi sia una necessità.

D: Cosa cambiera' con l'ingresso in Euronext per Borsa Italiana ? E come state impostando l'integrazione ?

R: Non siamo ancora vicinissimi al closing, quindi l'attività di integrazione non è ancora iniziata. Stiamo cominciando a dialogare in modo informale perché ci conoscevamo in modo un po' superficiale e stiamo cercando di approfondire. Le aspettative da parte di tutto il team in Italia sono molto elevate e si guarda a quest'operazione con grande ottimismo. Poi conterà la realtà dei fatti. Bisognera' definire un nuovo modello per riuscire a valorizzare al meglio tutti gli asset del gruppo. Ci sono tante attività che noi facciamo e che Euronext non faceva. E viceversa. Potremo accelerare quando avremo finalmente il via libera dall'Antitrust. Poi serviranno anche altri passaggi, non da ultimo quello di Consob e Banca d'Italia, che dovranno fare le loro valutazioni.

D: Almeno del suo ruolo in futuro avrà parlato con Stephane Boujnah, ceo di Euronext. Sarà ancora lei a capo di Borsa Italiana?

R: Questo non lo so, non se n'è parlato. Sono discorsi che arriveranno alla fine, quando si cominceranno a valutare gli obiettivi da raggiungere, indipendentemente dal destino dei singoli. Quello che conta è mettere a terra un progetto che consenta anche al gruppo italiano di approfittare di questa operazione per crescere e continuare a svilupparsi. E farlo all'interno di un gruppo internazionale è fondamentale. Siamo in un mondo dove ci sono tanti competitor e altri potranno aggiungersi in futuro. Penso, ad esempio, alle grandi piattaforme tecnologiche come Facebook, Google e Amazon che al momento non sono ancora presenti in maniera significativa nel nostro settore, ma che potrebbero diventarlo in tempi non lontani.

D: Euronext ha pagato tanto Borsa Italiana. Avra' le risorse per investire, o puntera' su risparmi e sinergie ?

R: Per quanto riguarda investimenti e risparmi, è chiaro che in un'operazione le sinergie sono necessarie perché è anche un modo per rendere più efficiente il mercato, il gruppo e per affrontare le nuove sfide. Ma spero che queste sinergie siano anche propedeutiche per generare forti investimenti e rispondere alle sfide importanti che abbiamo sul fronte dell'innovazione.

D: Infine Jerusalmi, è di questi giorni l'accordo sulla Brexit. Nella nuova geografia delle capitali finanziarie in Europa quale spazio ci sara' per Milano ?

R: Brexit apre opportunità che prima non c'erano. Il settore finanziario in Italia è molto importante, non solo per le dimensioni del debito pubblico, ma anche per le nostre capacità sul fronte dell'innovazione e della tecnologia. Il fintech è un ambito in cui abbiamo visto costruirsi realtà importanti capaci anche di scalare a livello internazionale. Questo ci fa ben sperare, ed e' importante che Banca d'Italia abbia voluto mostrare il suo impegno creando a Milano un hub che aiuti i nuovi imprenditori e le nuove generazioni nel trasformare il modo in cui si fa finanza in Italia, e magari facendolo prima che in altri Paesi.

fch

(END) Dow Jones Newswires

December 30, 2020 10:40 ET (15:40 GMT)