ROMA (MF-DJ)--"Una vicenda molto triste, con mia madre che ha riaperto la questione ereditaria subito dopo la morte del nonno, in modo inaspettato e in un momento estremamente difficile perché tutto ciò che lui aveva realizzato sembrava traballare. Per lui questa vicenda sarebbe stata inaccettabile, perché contraria a tutto ciò in cui credeva».

Lo ha detto John Elkann, in un'intervista a Repubblica e La Stampa in

occasione dei 20 anni dalla morte di suo nonno Gianni Agnelli, a proposito della questione legata all'eredità della famiglia Agnelli. «Lui nelle sue disposizioni ha seguito lo schema che aveva già tracciato suo nonno. La sua indicazione è stata molto chiara: chi è stata meno chiara è mia madre, che ha espresso delle contrarietà solo quando lui non c'era più. La verità è che in quel 2003 molti hanno pensato che per la Fiat i giochi erano finiti e la storia che era durata un secolo si stava disfacendo, come nel romanzo di Thomas Mann», ha aggiunto Elkann spiegando che in quel periodo "ci siamo sentiti attaccati molto duramente, dall'interno e dall'esterno. E il sistema bancario e finanziario italiano, che da sempre aveva beneficiato della Fiat, in quel momento non ci ha sostenuto. Una vera e propria violenza, aumentata con la scomparsa di mio zio Umberto nel 2004. Ma quello è stato anche il momento in cui la mia famiglia si è unita per fare fronte comune, rafforzando il nostro legame con la Fiat ed esercitando le responsabilità che ne derivavano».

"Questi ultimi anni, senza mio nonno, li ho trascorsi con persone più anziane e sagge, e ho capito molte cose, ad esempio che se non lavori con le nuove generazioni, non hai un futuro. I prossimi vent'anni li voglio vivere con chi è più giovane di me: per imparare, per respirare il futuro", ha concluso.

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