01 settembre 2021

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Black & White Stories: Morini su Hurrà Juventus
Black & White Stories: Morini su Hurrà Juventus
Black & White Stories: Morini su Hurrà Juventus

I tifosi juventini hanno conosciuto e apprezzato Francesco Morini per tantissimo tempo, prima nelle vesti di giocatore e poi di dirigente. Morgan ha attraversato 25 anni di storia bianconera, raccontandosi sul mensile Hurrà Juventus in diversi momenti. Pagine da sfogliare per ricordare un grande numero 5.

GLI INIZI

Francesco con Roberto Vieri, detto Bob, il padre di Christian. Nel 1969 arrivano a Torino insieme, provenienti dalla Sampdoria. Morini è un difensore granitico, il compagno un giocatore talentuoso che resta alla Juve solo un anno. La stagione del debutto si rivela decisiva per Francesco, capace di affermarsi come titolare dopo un inizio non semplice con l'allenatore. Anni dopo, rievocherà così il periodo: «Dopo un ciclo di 4 o 5 partite ai tempi di Carniglla, tutto ha cominciato a girare a meraviglia. Ho giocato sempre alla stessa maniera cancellando il critico periodo di ambientamento. Una volta raggiunto il tetto di forma, mi sono mantenuto su una costante».

MORGAN IL PIRATA

Morini è Morgan, il pirata (qui raffigurato in una caricatura di Franco Bruna). Il soprannome nasce un po' dall'assonanza con il cognome, un po' perché in partita interpreta la difesa come una manovra d'assalto nei confronti dell'attaccante che marca. Hurrà Juventus lo definisce anche «corsaro gentiluomo», sottolineando la squisitezza del carattere e la disponibilità verso tutti, tifosi e giornalisti. Il bello è che proprio il mensile scopra nel 1978, quando si è alle soglie della fine della carriera, come Francesco non sia esattamente d'accordo sulla sua immagine prevalente e con una battuta smentisca di essere il pirata inglese che è sempre stato: «Detto tra parentesi, soffro persino di mal di mare...».

CONTRO I LUOGHI COMUNI

Altra consuetudine radicata è ritenere Morini il prototipo dello stopper d'area, colui che vive esclusivamente nel perimetro disegnato dai 16 metri e lì si impegna a non concedere il minimo respiro al centravanti di turno. La foto con Roberto Pruzzo, uno dei bomber dell'epoca, è in fondo emblematica, con il 5 bianconero a seguirlo come un'ombra. Però Francesco rifiuta l'opinione corrente che lo vuole confinato a un solo spazio del terreno di gioco: «Mi sono sempre sentito dire di essere uno stopper da area di rigore ed invece mi trovo a giocare sul centravanti arretrato e persino sull'ala. Certo che quando ti danno un'etichetta è difficile poi che te la tolgano». E lo dice con l'orgoglio di chi si è misurato in finale di Coppa dei Campion - impedendogli di segnare - con Johann Cruyff, «il più grande centravanti arretrato in attività».

RITRATTO DI UNO STOPPER

Qual è l'identikit del giocatore Morini? Francesco lo tratteggia in diversi periodi della sua sua decennale esperienza bianconera. Gli aspetti che escono fuori maggiormente sono due. Il primo è la capacità di stare sul pezzo (cosa riconosciutagli da tutti i bomber che lo hanno affrontato): «Il maggior pregio è quello di concentrarmi sempre, di non sottovalutare nessuna situazione e una grande forza di volontà». Il secondo è la professionalità , prendendo seriamente anche ciò che si deve fare fuori dal campo: «Non ho mai cambiato modo di vita. Ed è stata la mia fortuna. Allenamento intenso, alla base di tutto; e sono fortunato poiché l'allenamento, anche il più duro, mi piace da matti. Poi il mangiare dosato; non sono una buona forchetta. Mi piace molto il pesce e mi appago secondo regole lecite. Poi una bella abitudine è quella di andare a riposare al pomeriggio. Non ho mai saltato una pennichella pomeridiana. Mi sento un leone con questo tipo di vita'.

FUORI DAL CAMPO

La vita di Morini da dirigente alla Juventus è stata ancora più lunga di quella da giocatore. Stimatissimo da Giampiero Boniperti, Francesco è stato dal 1981 al 1994 prima direttore sportivo e poi team manager. Nel 1992 - quando in panchina c'è nuovamente il suo allenatore di un tempo, Giovanni Trapattoni - lascia a Hurrà un messaggio dedicato ai giovani, esaltando il primato del campo: «Il calcio è sempre lo stesso. Ai ragazzi, quando mi capita di parlarne, dico che quel che conta sono le righe bianche che delimitano il prato, con le porte e le bandierine. Gli altri discorsi li porta via il vento».

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Juventus Football Club S.p.A. published this content on 01 September 2021 and is solely responsible for the information contained therein. Distributed by Public, unedited and unaltered, on 01 September 2021 09:01:04 UTC.