ROMA (MF-NW)--Pagare la tassa sugli extraprofitti può esporre i top manager della banche a rischi legali da parte dei propri azionisti. Se c'era una tegola che ancora non era caduta sulla norma tanto contestata dalle banche, ora emerge questo rilievo legale a tagliare la testa al toro sui possibili introiti per il Fisco.

Eppure il balzello è stato rivendicato sulle colonne di MF-Milano Finanza dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, fidato consigliere e braccio destro della premier Giorgia Meloni: "Il governo ha ritenuto giusto chiedere agli istituti di credito un contributo straordinario, da destinare alla riduzione della pressione fiscale e al fondo di garanzia per favorire il credito alle piccole e medie imprese gestito dal Mediocredito Centrale". Le uniche concessioni sono state una serie di modifiche per far digerire l'imposta agli istituti e a una parte della maggioranza, rappresentata dal leader di Forza Italia, Antonio Tajani, portabandiera delle istanze dei critici.

Ma proprio la versione finale della tassa, inserita nel decreto Asset, su cui ieri il governo ha ottenuto la fiducia della Camera con 202 sì, fornisce alle banche una ulteriore motivazione per scegliere di non pagarla.

La norma lascia agli istituti la possibilità di versare il dovuto alle casse dello Stato o di dirottarlo sul rafforzamento del proprio capitale, versandolo nella riserva non distribuibile. Secondo gli analisti di Mediobanca, messi davanti alla scelta gli amministratori dovrebbero valutare anche possibili ripercussioni legali nel caso decidessero di non optare per il rafforzamento patrimoniale. Possibile? "In qualunque scenario, rispettando le regole di sana e prudente gestione, nessun amministratore può scegliere di pagare la tassa rispetto alla possibilità di rafforzare i fondi propri della banca", commenta Paolo Gualtieri, professore ordinario di economia degli intermediari finanziari all'Università Cattolica di Milano, a MF-Milano Finanza. "Se una banca è forte patrimonialmente, non ha nessuna ragione di non mettere gli extraprofitti a riserva, perché ha gli utili di esercizio e altre riserve cui attingere per distribuire dividendi. Se invece una banca è debole di capitale", continua Gualtieri, "a maggior ragione deve rafforzarsi e quindi non si spiegherebbe la scelta di pagare le tasse per non costituire una riserva indisponibile, che è necessaria per l'attività bancaria. Se lo facesse, sarebbe un comportamento irrazionale che esporrebbe l'amministratore perfino al rischio legale di un'azione da parte di un azionista che gli potrebbe contestare quella scelta dissennata".

Al momento soltanto Luigi Lovaglio, amministratore delegato di Mps, (che è peraltro controllata dal Tesoro) parlando con MF e Class Cnbc ha fatto intendere di non voler destinare a riserva il dovuto. I paventati rischi legali potrebbero però convincere altri ceo a muoversi nella stessa direzione, assottigliando le aspettative d'incasso del governo.

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha detto di attendersi 2-3 miliardi di gettito. Le stesse modifiche concordate con Forza Italia, ora sul punto di diventare legge, sono state fatte per garantire parità di gettito rispetto alla versione iniziale della norma. Il tetto massimo dell'imposta al 40% passa dallo 0,1% del totale dell'attivo allo "0,26% dell'importo complessivo dell'esposizione al rischio su base individuale", escludendo così i titoli di Stato. È poi stata prevista appunto la possibilità per le banche di versare risorse pari a due volte e mezzo l'ammontare a una riserva che non può distribuire utili, evitando così di pagare.

Una stima precisa dell'incasso atteso, tuttavia, non c'è. Le troppe variabili hanno spinto alla prudenza la Ragionerie di Stato che non ha dato attese di gettito. Perciò il balzello non rientra tra le coperture della manovra di bilancio che il governo varerà nelle prossime settimane. È stato detto che una parte dell'incasso sarà destinato a iniziative per ridurre la pressione fiscale, ma senza attese precise sulle cifre non è possibile inserirla alla voce entrate tra le coperture. Esclusa come in passato già fatto con gli introiti dalla voluntary disclosure.

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0508:17 ott 2023


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