I tre mesi a fine marzo si sono chiusi con un utile netto di 193,3 milioni, più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, e sopra le attese di 155 milioni del consensus raccolto dalla banca.

I ricavi complessivi nel trimestre sono cresciuti del 14% a 663 milioni, su attese di 635 milioni.

Una sostenuta attività commerciale ha impresso una forte accelerazione alle commissioni nette che, nei nove mesi, salgono del 17,2% a 571,2 milioni spinte dal Cib (+43%) e dal wealth management (+5%) a fronte di un margine di interesse in leggero calo dell'1%.

I ricavi da trading balzano del 71% sui nove mesi e tornano a livelli di marzo 2019.

Le rettifiche scendono a 181,4 milioni con un costo del rischio in discesa a 51 punti base e malgrado l'aumento delle coperture, soprattutto nel credito al consumo.

A fine marzo il Cet1 phased-in si attesta al 16,25%, in miglioramento di 20 punti base rispetto a giugno, includendo cash pay-out pari al 70% dell'utile netto, subordinato alla rimozione del divieto della Bce, attualmente in vigore fino a settembre del 2021.

Per il resto dell'esercizio Mediobanca si attende che i ricavi "continueranno ad essere sostenuti da un positivo flusso di commissioni per le divisioni Investment Banking e Wealth Management che compensano il rallentamento del margine di interesse caratterizzato dai minori prestiti personali Consumer, sui quali si registrano segnali di ripresa in queste settimane".

(Andrea Mandalà, in redazione a Milano Sabina Suzzi)