MILANO (MF-DJ)--Nel 2021 la domanda interna ha spinto il fatturato totale dell'industria italiana oltre i livelli pre-pandemia, +10,1% sul 2019. Ma quest'anno la vera sfida resta l'inflazione che potrebbe pesare sui margini.

E' quanto emerge dalla nuova edizione dei Dati Cumulativi, indagine annuale sulle societá industriali e terziarie italiane di grande e media dimensione analizzate nel decennio 2012-2021, presentata oggi dall'Area Studi Mediobanca.

In particolare, la ricerca ha esaminato le 2.145 societá italiane che rappresentano il 47% del fatturato industriale e di quello manifatturiero, il 36% di quello dei trasporti e il 41% della distribuzione al dettaglio. Le imprese a controllo estero rappresentano il 51% di quelle con piú di 250 addetti operanti in Italia e l'84% delle sole manifatturiere.

All'eccezionalitá della crisi pandemica del 2020 (-12,3% il fatturato), spiegano dall'area studi di Mediobanca, ha fatto seguito nel 2021 un rimbalzo del 25,6%, riveniente sia dalle vendite nazionali (+25,1%) che dall'export (+26,5%). Si tratta di scarti senza pari nella storia postbellica della nostra industria che testimoniano la peculiaritá di quanto accaduto, ma anche l'efficacia con cui le autoritá monetarie e fiscali hanno gestito lo snodo e la reattivitá complessiva del nostro sistema produttivo.

Il 2021 posiziona il fatturato delle 2.145 societá del 10,1% sopra i valori del 2019. Le aziende pubbliche, grazie alle attivitá energetiche (+32,4%) e petrolifere (+15,2%), hanno segnato un recupero (+22,9%) piú robusto delle private (+6,6%). Le societá industriali invece hanno registrato una crescita del 13,1%, +9,1% escludendo le energetiche e le petrolifere. La manifattura (+9,3%) conferma le straordinarie capacitá del IV capitalismo (+14,3% sul 2019) che doppia i gruppi maggiori (+7,1%).

Il fermo produttivo pandemico e le limitazioni alla mobilitá hanno sortito un impatto differenziato e asimmetrico sui settori produttivi. Anche la successiva ripartenza non ha livellato le disparitá. Nel segmento manifatturiero, le performance migliori sono state messe a segno da metallurgia (+35,9% sul 2019), elettrodomestici e apparecchi radio-TV (+32,2%), legno e mobili (+19,8%), chimica (+17,4%) e gomma e cavi (+15,1%). Per contro, tessile (-8,7%), abbigliamento (-7,7%) e lavorazioni di pelle e cuoio (-2,7%) restano ancora attardati a fine 2021, insieme al comparto dei media: editoria -8,3%, emittenza radiotelevisiva -6,5% e telecomunicazioni -3,1%.

Non è mai accaduto che, dopo una flessione molto consistente, il recupero si sia perfezionato nel corso di un solo anno.

Il ritorno sopra il giro d'affari pre-pandemico è stato prevalentemente alimentato dalla domanda domestica: le vendite all'interno dei confini nazionali hanno segnato una crescita del 12,2% sul 2019, quelle destinate oltreconfine del 6,4%. Gli incentivi fiscali e l'avvio del Pnrr che continuano a interessare edilizia, elettrodomestici e arredo dovrebbero agire in senso favorevole con effetti moltiplicativi anche sul resto dell'economia.

Sempre sul fronte delle vendite domestiche, merita menzione la crescita nell'ultimo biennio della grande distribuzione al dettaglio che chiude con un'espansione a perimetro corrente dell'8% sulle vendite del 2019: quella a prevalenza alimentare ha fatto anche meglio, segnando un +9,3%, e trainando in parte il comparto del food.

Infine, le incertezze dell'ultimo biennio hanno suggerito una

riorganizzazione della supply chain: il 76,2% delle societá

manifatturiere ha in agenda l'aumento del numero dei fornitori dando

prioritá nel 57,4% dei casi a quelli di prossimitá.

Per quanto riguarda le previsioni per il 2022, invece, è possibile che il ruolo della domanda interna resti rilevante anche nel prossimo futuro poichè, nonostante i venti contrari legati all'inflazione e alla crescita dei tassi di interesse, dovrebbero agire in senso favorevole le misure del Pnrr e quelle di agevolazione fiscale, con rilevanti effetti moltiplicativi sul resto dell'economia. È altrettanto verosimile che, per un'economia a forte vocazione manifatturiera come quella italiana, i settori al momento attardati sul fronte delle esportazioni potranno mettere a segno un sostanziale recupero.

Dal quadro sopra evidenziato, prosegue l'indagine, il segmento manifatturiero potrebbe chiudere il 2022 con una crescita del fatturato

pari al 7,5% (nominale). Rimane tuttavia l'incognita del fragile

equilibrio dei margini che potrebbero risultare compromessi dal perdurare

delle spinte inflattive legate alla congiuntura.

fus

marco.fusi@mfdowjones.it


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September 20, 2022 09:02 ET (13:02 GMT)