La modalità in cui sono stati presentati fa sorridere: il risultato netto è in calo del 42% rispetto al 2021, ma il gruppo lo ignora e lo confronta invece con il 2019, una base "pre-Covid", spiega senza ridere per vantarsi di una pseudo crescita del 14%! Da non crederci.

Sul ciclo lungo, ovvero sul decennio 2012-2022, la tendenza è chiaramente verso l'erosione dei ricavi e degli utili. Mentre il fatturato regge piuttosto bene grazie all'eccezionale tenuta del mercato pubblicitario italiano, la generazione di cassa si è dimezzata nonostante i pesanti tagli di bilancio.

Tuttavia, ci vorrà ben altro per fermare Pier Silvio Berlusconi, figlio del magnate, che ha rilasciato una dichiarazione condita da "extremely proud", "very positive", ecc. D’altro canto, il gruppo ce la sta mettendo tutta: nelle prossime settimane concluderà l’integrazione di Mediaset España, aumenterà la sua partecipazione nella tedesca ProsiebenSat1 e lancerà un programma di acquisto di azioni proprie.

Secondo alcuni, è un raddoppio della posta in gioco su un'attività in declino strutturale. La valutazione è ovviamente bassa (il dividendo ordinario è del 7% e l'attuale valore d'impresa è inferiore a 7 volte gli utili di cassa), ma se si vuol puntare sui media tradizionali, la tedesca RTL sembra offrire un profilo rischio-rendimento più interessante.

Vivendi era già stata ingannata dai Berlusconi. Ci stupisce ancora che i due gruppi abbiano potuto prendere in seria considerazione l'idea di unire le forze per lanciare un'offerta in concorrenza con Netflix, prima che l'accordo andasse in fumo e i due gruppi litigassero tra loro.