MILANO (MF-DJ)--A breve nello streaming arriverà in Italia un nuovo operatore. È Paramount+, la piattaforma in abbonamento (svod) della storica casa di produzione di Hollywood Paramount Global, che comincerà a operare nel Paese a partire dal prossimo 15 settembre (al prezzo di 7,99 euro al mese o 79,90 euro all'anno come servizio a se stante, oltre a essere integrato nell'offerta di Sky Cinema senza costi aggiuntivi). Nel segmento dello streaming Paramount è presente in Italia dall'ottobre scorso anche con il servizio Pluto tv, fruibile gratuitamente e supportato dalla pubblicità (fast- free ad supported television). A livello globale i dati del secondo trimestre hanno evidenziato 43 milioni di abbonati alla piattaforma Paramount+, in crescita di 3,7 milioni, dopo averne persi 1,2 milioni in Russia a causa della guerra in corso in Ucraina. I ricavi dell'attività di streaming del gruppo, compresi Pluto tv, Showtime, Noggin e Bet+, sono aumentati nel trimestre del 56% a 1,19 miliardi di dollari. Una crescita che sta però avvenendo a fronte di perdite stimate dal management a fine anno pari a 1,8 miliardi di dollari e che rappresenta quindi una scommessa sul futuro del business, mentre il gruppo guidato da Bob Bakish stringe nuove partnership, come quella con Walmart per fornire i contenuti video ai clienti del servizio di Walmart+. Lo scenario del settore, come si vede, è quantomai dinamico e in questa intervista a Milano Finanza Jaime Ondarza (responsabile streaming Sud Europa, America Latina, Medio Oriente e Africa per il gruppo Paramount) spiega gli sviluppi attesi per i prossimi mesi.

Domanda. Le variabili su cui si sta concentrando l'attenzione degli operatori dello streaming sono il prezzo, per essere competitivi, e gli investimenti, che aumentano con la necessità di fornire contenuti sempre nuovi e di qualità ma che rischiano di diventare insostenibili dal punto di vista reddituale. Che cosa ne pensa?

Risposta. Noi siamo entrati relativamente da poco con decisione nel mondo dello svod. Lo streaming, e in particolare lo svod, è un modello di business che non esisteva e che si deve ancora consolidare e definire nelle sue caratteristiche principali. Come tale richiede una fase iniziale di grandi investimenti senza aspettarsi ritorni immediati. Abbiamo visto che nel caso di altri player focalizzati nello streaming (per esempio Netflix, ndr) la borsa per molto tempo non ha richiesto ritorni immediati. Noi però, basta vedere il logo di Paramount, siamo immediatamente riferibili al mondo degli studios e del grande cinema e possiamo contare su un business molto diversificato e consolidato per gestire i contenuti, che ha pagato per decenni e che continua a farlo e che si sta evolvendo. Lo streaming diventerà sempre più importante ma allo stesso tempo abbiamo tante linee di business. Anche noi dobbiamo porci il problema del ritorno degli investimenti nello streaming ma rispetto ad altri competitor partiamo da una posizione differente.

D. Il cinema vi sta dando grandi soddisfazioni con «Top Gun: Maverick» che ha incassato finora oltre 1,3 miliardi di dollari. Come vede il futuro della sala?

R. Il cinema in sala non è l'unico modo di fruizione ma, lungi dall'essere qualcosa in declino, come molti pensano, si sta rinnovando. Quest'anno abbiamo avuto molti titoli importanti. «Top Gun: Maverick» è uno di loro. Il cinema è un business che continua sia come fonte di ricavi sia come forma di gradimento e di conoscenza del pubblico, che a sua volta innescherà un volano positivo quando il film andrà in streaming (negli Usa avviene dopo 45 giorni dall'uscita in sala, ndr).

D. Per quanto riguarda invece la televisione?

R. Oggi abbiamo la televisione lineare e non lineare, ma non vuol dire che la prima non esiste più. Noi abbiamo canali televisivi free come Cbs e canali lineari a pagamento come Nickelodeon, che nel segmento per bambini è fra i più seguiti al mondo. In Italia circa la metà del tempo di fruizione è diviso fra lineare e non lineare. Questo per dire che quando produciamo uno show può andare day-and-date (in simultanea, ndr) sul canale e sulla piattaforma di streaming. Poi, a seconda dei Paesi, l'uno o l'altro sarà prevalente. Senza dimenticare l'altra linea di business, quella dei consumer products. In sintesi, la nostra nave va verso lo streaming ma abbiamo una flotta ben diversificata.

D. Oltre a Paramount+ nello streaming avete anche Pluto tv, che è invece una piattaforma fast, cioè con pubblicità. Come sta andando?

R. Pluto tv è un modello di business originale che richiede investimenti, ma a livello di contenuti ha sviluppato formule molto innovative di partnership totale in base alle quali il partner condivide con noi l'investimento sul contenuto ma non gli è richiesto necessariamente un investimento di cash, perché sono spesso contenuti di library, che erano di per sé un po' dormienti e che vengono rivitalizzati riportandoli a nicchie di pubblico in un'offerta che comprende oltre cento canali. Abbiamo in questo caso l'investimento tipico dello streaming nella piattaforma, ma per quanto riguarda i contenuti di editori terzi dividiamo i ricavi pubblicitari al 50% con loro.

D. In Italia avete già annunciato partnership con vari produttori, per esempio Indigo Film, Cattleya e Minerva. Quanto pensate di investire?

R. In Italia stiamo facendo molto sviluppo, consapevoli del fatto che è uno dei luoghi del cinema in cui vogliamo essere. La nostra filosofia è inoltre molto aperta alla partnership con la Rai, perché pensiamo che non sia in conflitto ma che al contrario porti valore all'industria audiovisiva.

D. Chi ha ragione nel dibattito sulle finestre di uscita dei film in sala e sulle piattaforme?

R. Non penso che lo streaming sia in concorrenza con la sala. Anzi, sono due elementi dello stesso ecosistema che si alimenteranno sempre di più a vicenda. Abbiamo mandato in sala «Top Gun: Maverick», il sesto film per incassi di tutti i tempi, proprio mentre sviluppavamo lo streaming. Le due cose possono convivere in modo perfetto. In Italia il dibattito sulle windows (le finestre temporali di rilascio dei film, ndr) non è sempre equilibrato, perché è il Paese che si ripreso peggio dal Covid e le sale, in modo comprensibile, hanno vissuto male il ruolo dello streaming, ma è sbagliato pensare che sia stato quest'ultimo a uccidere la sala. In altri Paesi non è andata così. In Italia ci vorrà un po' di tempo, ma non credo siano auspicabili windows rigide, regolate per legge: meglio lasciare agli operatori la possibilità di gestirle.

red

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2909:50 ago 2022


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August 29, 2022 03:52 ET (07:52 GMT)