MILANO (MF-DJ)--Effetto Tap sui prezzi del gas e stoccaggi a prova d'inverno, in controtendenza rispetto a quello che sta avvenendo nella maggior parte degli altri Paesi europei, soprattutto del Nord. Dal fronte Snam arrivano notizie positive, che da una parte rafforzano la posizione dell'Italia come hub energetico dell'Europa occidentale e del Mediterraneo, e dall'altra mettono al riparo i consumi nazionali da shock ed eventuali intemperanze di altri fornitori, a cominciare dalla Russia. Nulla di scontato, rispetto a un contesto di mercato che vede i prezzi del gas ai massimi storici e scarsità di materia prima, col risultato che le riserve strategiche europee hanno il fiato corto.

Si mantengono ben oltre la soglia di sicurezza solo i Paesi, come Italia e Francia, che, riporta MF, hanno un sistema regolato e che devono garantire scorte sufficienti concordate con Mise e Arera, l'Autorità dell'Energia. Certo, anche i 9 depositi italiani gestiti da Snam non raggiungono le percentuali di riempimento del passato, ma sono comunque pieni per circa l'80%, livello analogo a quello francese: una garanzia d'inverno al riparo da brutte sorprese, soprattutto nei due mesi considerati critici, gennaio e febbraio. Olanda e Germania, per fare un esempio, arrivano appena sopra il 50% e sono più esposti a fluttuazioni di prezzo e problemi di offerta davanti ai consumi dei mesi invernali. Per il periodo contrattuale 2021-2022, il Ministero dello sviluppo economico ha fissato il volume di stoccaggio strategico a 4,62 miliardi di metri cubi standard, circa un quarto della capacità dei depositi Stogit (17 miliardi di metri cubi), e pari a 48.846 Gwh. Al Mise, l'attuale capacità delle esistenti infrastrutture di stoccaggio viene ritenuta «idonea a garantire adeguati margini di sicurezza per corrispondere alla domanda di gas dei clienti allacciati a reti di distribuzione del gas, per il periodo di punta stagionale», anche in caso di temperature eccezionalmente fredde o di stop dei principali canali di fornitura per oltre 30 giorni.

A tenere alti i prezzi, invece, concorrono più fattori sul mercato internazionale: l'elevato costo della Co2, che spinge a convertire le centrali termoelettriche da carbone a gas, l'alta domanda di Lng dall'Asia e i minori flussi dalla Russia. Qui entra in gioco il Tap, il Trans adriatic pipeline, il gasdotto che porta fino alle coste italiane il gas dei giacimenti azeri di Shah Deniz, entrato in attività a fine 2020. Snam detiene una quota del 20% nel consorzio titolare del gasdotto, valutata dal mercato circa un miliardo di euro. Gli altri azionisti sono Bp e Socar, ciascuno col 20%, Fluxys (19%), Enagàs (16%) e Axpo (5%). Con i flussi del Tap (3 miliardi di metri cubi nei primi 6 mesi) l'Italia ha ottenuto un risultato senza precedenti, annullando lo storico differenziale di prezzo che la penalizzava rispetto agli altri paesi europei. Fino a tutto il 2020, anche se in uno scenario di prezzi decisamente più bassi, lo spread tra l'hub olandese Ttf e il Psv italiano era di circa il 10%. Oggi risulta sostanzialmente annullato. A confermarlo anche i prezzi di mercoledì scorso, quando il Ttf e il Psv si sono allineati a un valore di 49 euro a Mwh. La chiusura dello spread ha avuto ricadute positive anche su flussi e scambi. Nell'agosto scorso, infatti, l'Italia ha esportato dal punto di Passo Gries, al confine con la Svizzera, molto più gas di quanto ne abbia importato: 66 milioni di metri cubi contro 6 milioni di metri cubi. Già da qualche anno, con gli investimenti di Snam nel sistema cosiddetto di reverse flow - che consente cioé di invertire la direzione dei flussi - l'Italia è in grado anche di esportare fisicamente gas verso Svizzera, e da lì alla volta di Francia e Germania.

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0308:31 set 2021

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September 03, 2021 02:31 ET (06:31 GMT)