ROMA (MF-NW)--Il Ponte sullo Stretto di Messina non è ancora nato, ma alle sue fondamenta inizia già a muoversi qualcosa con un probabile riassetto tra gli azionisti del Consorzio Eurolink, società incaricata della sua costruzione. I cantieri della maxi opera dovrebbero aprirsi entro l'estate 2024 (o forse già a primavera) grazie alle risorse previste nella legge di Bilancio.

Nell'ultima bozza del ddl è stato fissato uno stanziamento di 780 milioni per l'anno 2024, cui si aggiungeranno 1.035 milioni per il 2025, 1.300 milioni al 2026, 1.780 milioni nel 2027, 1.885 milioni per il 2028, 1.700 milioni per il 2029, 1.430 milioni per il 2030, 1.460 milioni per il 2031, per finire con 260 milioni nel 2032. Il totale fa 11,63 miliardi e le risorse andranno trovate anno per anno. La stessa legge prevede che «entro il 30 giugno di ogni anno, sino all'entrata in esercizio dell'opera, il Ministero delle infrastrutture presenta informativa al Cipess sulle iniziative intraprese ai fini del reperimento di ulteriori risorse a copertura dei costi di realizzazione».

Intanto per il 2024 ci sono 780 milioni, e 1,2 miliardi annunciati dal presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani. Denari sufficienti all'avvio dei lavori. La macchina per la realizzazione dell'infrastruttura, tanto cara al vice premier Matteo Salvini, si è quindi rimessa in moto dopo lo stop nel 2013 dal governo di Mario Monti, e con lei gli interessi intorno al consorzio Eurolink che dovrà occuparsi della progettazione e della realizzazione dell'infrastruttura. A discutere di un riassetto della società, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, sarebbero in particolare Webuild, che detiene il 45% del Consorzio e Condotte d'Acqua, che ha il 15%. Condotte, società capitolina finita in amministrazione straordinaria che nell'aprile scorso è stata acquistata dal gruppo Sorgente della famiglia Mainetti, potrebbe cedere parte delle sue azioni al general contractor guidato da Pietro Salini. Il 7,5% basterebbe al gruppo guidato da Pietro Salini per arrivare a detenere la maggioranza del consorzio che vede anche la partecipazione di operatori internazionali.

Dagli spagnoli di Sacyr (18,7%) a Cmc Ravenna (13%), dalla giapponese Ihi (6,3%) al Consorzio Aci (2%). Webuild, salirebbe quindi a una quota del 52,5% e Condotte manterrebbe il 7,5% il cui valore sarebbe destinato a crescere negli anni con la realizzazione dell'opera, creando anche sinergie industriali con Webuild stessa. Se lo schema appare quindi definito resta però da fissare il prezzo di cessione con Condotte che vuole far valere il peso delle sue azioni che consentirebbero alla società partecipata al 39,62% da Salini Spa e al 16,45% da Cdp Equity di prendere la maggioranza del Ponte. Posizioni che a oggi non sono ancora allineate. Vale la pena ricordare che pendenti ci sono anche 700 milioni di contenziosi legali aperti da Eurolink nei confronti della società Stretto di Messina spa all'indomani della decisione del governo Monti di fermare l'opera. Richieste congelate con la ripresa del progetto ma che rappresentano una rete di protezione per Eurolink in caso di nuovo stallo, con la prossima udienza fissata a ottobre 2024.

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MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

2708:25 ott 2023


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