Il consiglio uscente di Generali ha proposto Donnet per un terzo mandato come amministratore delegato prima del voto degli azionisti per eleggere un nuovo consiglio a fine aprile.

I magnati italiani Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio, che sono rispettivamente il secondo e il terzo maggiore investitore di Generali, si oppongono alla riconferma sfidando l'unico maggiore investitore dell'assicuratore, la banca d'investimento Mediobanca.

Svelando la propria lista di candidati per il consiglio, Caltagirone martedì ha detto in una dichiarazione che proponeva Luciano Cirina, attuale responsabile di Generali per l'Austria e l'Europa centrale e orientale, per la posizione di amministratore delegato.

"Sotto la sua guida, quell'area ha registrato la crescita più forte negli ultimi anni", ha detto Caltagirone.

"Originaria di Trieste (città natale di Generali), Cirina ha più di 30 anni di esperienza nelle assicurazioni ed è considerata da molti all'interno del gruppo come il naturale successore dell'attuale CEO, godendo di grande rispetto da parte di tutto il personale".

Sotto Donnet, Generali ha consegnato agli azionisti rendimenti totali più alti dei rivali come AXA e Allianz e gli analisti avevano detto che Caltagirone aveva bisogno di un nome forte per sfidare un CEO che ha consegnato gli obiettivi.

Rafforzando la mano di Donnet, Generali martedì ha registrato un utile operativo record per il 2021.

Caltagirone ha anche proposto Claudio Costamagna, un ex banchiere di Goldman Sachs ed ex presidente dell'investitore statale italiano CDP, per presiedere il consiglio di amministrazione di Generali.

Calatagiorne ha una quota di poco meno dell'8% nell'assicuratore, secondo gli ultimi dati disponibili. Dopo essersi dimesso dal consiglio di Generali all'inizio di quest'anno non è più obbligato a rivelare la sua partecipazione, a meno che non superi la soglia del 10%.

Anche un rappresentante di Del Vecchio ha lasciato il consiglio di Generali. I due magnati e un terzo investitore minore di Generali detenevano una quota combinata del 16% di Generali e avevano stretto un patto tra azionisti che ora hanno sciolto per evitare di attirare lo scrutinio normativo.

Per contrastare il loro peso all'AGM di aprile, Mediobanca si è assicurata una quota di voto temporanea del 17,2% per l'assemblea di aprile prendendo in prestito azioni per rafforzare la sua partecipazione del 12,8%.