di Francesca Landini e Ron Bousso

MILANO (Reuters) - Eni potrebbe cedere quote in progetti oil & gas ad alto potenziale, tra cui la Costa d'Avorio e l'Indonesia, con l'obiettivo di finanziare lo sviluppo di queste aree, mentre il gruppo intensifica gli investimenti sulla transizione.

Lo hanno spiegato fonti dell'azienda.

Questi nuovi spin-off sarebbero parte della strategia dell'AD Claudio Descalzi di creare entità separate, o satelliti, focalizzati su specifici business e capaci di attrarre diversi tipi di investitori, tra cui le società di private equity e i fondi infrastrutturali.

La creazione dei satelliti consente agli investitori interessati al settore del petrolio e del gas, ma non ai business della transizione energetica - e viceversa - di scegliere con maggiore precisione dove investire.

"Il modello satellitare è un approccio che abbiamo costruito per avere più fonti di finanziamento, in modo da tenere insieme l'esigenza di soddisfare la domanda di prodotti tradizionali con quella di sviluppare prodotti nuovi, legati alla transizione", ha detto a Reuters il direttore finanziario Francesco Gattei.

Partendo da 'Eni gas e luce' il gruppo ha creato Plenitude per le energie rinnovabili e la clientela retail. L'anno scorso è nata intorno ai business dei biocarburanti e delle stazioni di rifornimento Enilive, che potrebbe aprire il capitale a un socio di minoranza, come è successo per Plenitude.

I due satelliti per i business a basse emissioni sono stati costruiti facendo leva su attività già presenti nel gruppo che sono state aggregate e affidate a team manageriali dedicati. Eni potrebbe quotarle entrambe nei prossimi anni per finanziare la loro crescita.

Con questa strategia - un approccio unico tra le major del petrolio e del gas che cercano di crescere nelle energie rinnovabili - il gruppo punta a mostrare il potenziale dei nuovi business che faticano, nelle fasi iniziali, a competere con i rendimenti delle attività oil & gas tradizionali, ha detto Gattei a Reuters.  

Nel caso dei business upstream, il modello satellitare può essere usato per scorporare le attività di una specifica area geografica.

Ad esempio, il mese scorso, Eni ha deciso di unire le sue attività upstream nel Mare del Nord con Ithaca Energy in cambio di una partecipazione del 38,5% nella società britannica. 

L'accordo, da quasi 1 miliardo di dollari, consente a Eni di condividere lo sforzo sugli investimenti e ricevere potenziali dividendi da Ithaca.

Gattei ha detto che il gruppo sta valutando qualcosa di simile per altri progetti di esplorazione e produzione che necessitano investimenti.

La Costa d'Avorio e l'Indonesia sarebbero tra i potenziali candidati, secondo fonti.

In Indonesia, il gruppo mira a creare un hub del gas in seguito alla scoperta di Geng North-1 e consolidando le attività upstream acquisite da Chevron e tramite la fusione con Neptune Energy.

In Costa d'Avorio Eni ha effettuato un'importante scoperta offshore a marzo e sta producendo petrolio e gas nel giacimento di Baleine, il primo a emissioni nette zero in Africa.

QUOTAZIONE E VENDITA

In occasione dell'aggiornamento del piano industriale a metà marzo, Eni ha detto di voler ottenere circa 4 miliardi di euro dalla quotazione o dalla vendita di partecipazioni nei propri satelliti legati alla transizione, e altri 4 miliardi dai business upstream nel periodo 2024-2027.

Oltre al recente accordo con Ithaca, altri esempi di satelliti costruiti attorno ad attività upstream sono la società norvegese di petrolio e gas Vaar, costituita e quotata in borsa insieme alla società di private equity HitecVision, e Azule Energy, una joint venture con Bp in Angola.

"Vaar e Azule sono tra i satelliti più autonomi dal gruppo, poiché finanziano i loro investimenti e hanno un proprio debito, che non viene consolidato", ha detto Gattei, aggiungendo che le due società pagano dividendi alla casa madre.

Eni continua invece a detenere il debito e a finanziare la maggior parte degli investimenti di Plenitude, ma la società ha ora un partner e potrebbe ridurre il legame con la casa madre.

Un recente accordo con l'asset manager svizzero Energy Infrastructure Partners ha valutato Plenitude a 10 miliardi di euro, incluso il debito, pari a 10 volte l'Ebitda previsto per il 2024, contro una valutazione del gruppo Eni tra 3 e 4 volte l'adjusted Ebitda.

Il produttore di bioplastiche Novamont e l'attività di cattura e stoccaggio dell'anidride carbonica potrebbero diventare nuovi satelliti sul fronte della transizione energetica, ha detto Descalzi a marzo. 

Eni ha introdotto flessibilità nella propria struttura societaria, ha detto Lydia Rainforth, analista per l'energia europea integrata presso Barclays, aggiungendo in un report che il modello dei satelliti facilita l'accesso di "capitali specializzati".

Secondo Rainforth, la vendita di una quota di Enilive a un partner potrebbe stabilire un punto di riferimento per la valutazione della controllata e una eventuale quotazione in Borsa potrebbe essere un catalizzatore per il prezzo delle azioni di Eni.

Secondo Biraj Borkhataria, responsabile della ricerca sulla transizione energetica di Rbc, vendite di quote o deal segnaletici sul valore dei satelliti potrebbero lasciare freddi gli investitori fino a quando non si tradurranno in maggiori rendimenti per gli azionisti a livello di gruppo.

A metà marzo Eni ha migliorato la propria politica di remunerazione degli azionisti e ha aumentato il piano di acquisto di azioni proprie del 2024, ma Gattei ha detto che il gruppo non pensa a dividendi speciali legati alle cessioni.

(Tradotto da Camilla Borri, editing Francesca Landini, Stefano Bernabei)