La Corte Costituzionale italiana deciderà se la tassa una tantum del 2023 sulle imprese del settore energetico sia legittima, come ha stabilito martedì un tribunale amministrativo, in una mossa che potrebbe avere ripercussioni significative per le finanze pubbliche di Roma.

L'anno scorso il Tesoro ha raccolto quasi 3,5 miliardi di euro (3,8 miliardi di dollari) da 7.000 produttori e venditori di elettricità, gas e prodotti petroliferi che hanno beneficiato dell'impennata dei prezzi del petrolio e del gas nel 2022, hanno detto persone familiari con la questione.

Il Governo, che ha rivisto la struttura del prelievo lo scorso ottobre, prevede di incassare ulteriori entrate quest'anno.

Il tribunale amministrativo della regione centrale del Lazio ha dichiarato in una dichiarazione di aver trovato potenzialmente valide le richieste di illegittimità costituzionale sollevate dalle aziende interessate e ha chiesto alla Corte costituzionale di pronunciarsi sulla questione.

Se la Corte, la più alta del Paese, si pronuncerà contro il Governo, limiterà la possibilità di imporre tasse simili in futuro o, nel peggiore dei casi per le finanze pubbliche, costringerà l'Italia, fortemente indebitata, a rimborsare le somme raccolte.

Il prelievo aveva un'aliquota pari al 50% della parte del reddito aziendale del 2022 che era superiore di almeno il 10% rispetto al reddito medio dichiarato tra il 2018 e il 2021.

Il Primo Ministro Giorgia Meloni ha adottato la misura per sostituire una tassa simile che, sotto il suo predecessore Mario Draghi, aveva scatenato critiche e rifiuti di pagare da parte di diverse aziende, tra cui il gruppo energetico Eni, controllato dallo Stato.

Eni e la più grande utility italiana, Enel, in cui il Tesoro detiene una partecipazione del 23,6%, hanno pagato rispettivamente 450 milioni e 600 milioni di euro per l'imposta sulle sopravvenienze 2023, pari a circa il 30% del gettito fiscale totale raccolto finora, hanno detto fonti separate.

Nel richiedere una sentenza alla Corte Costituzionale, il giudice amministrativo ha affermato che l'imposta ha colpito le aziende al di fuori delle normative europee che stabiliscono i principi per le misure energetiche di emergenza, comprese le imposte sulle perdite.

Inoltre, le aziende italiane colpite non potevano dedurre il prelievo da altre imposte societarie e ciò poteva implicare una forma illegittima di doppia imposizione, ha affermato la dichiarazione.

Non si conoscono ancora i tempi della sentenza della Corte Costituzionale.

(1 dollaro = 0,9185 euro) (Redazione di Giuseppe Fonte e Francesca Landini; editing di Gavin Jones, Susan Fenton e Paul Simao)