ROMA (MF-DJ)--Ci sono tutte le condizioni per trattare. Qualche giorno in piu' per non far precipitare la situazione, un vertice tra i leader per cercare e trasmettere compattezza nella maggioranza, una disponibilita' piu' esplicita di Giuseppe Conte a ragionare sul rimpasto, che di fatto non escluderebbe un Conte ter, e a frenare qualsiasi approvazione lampo del Recovery plan. Ieri sera, scrive La Stampa, si lavorava alla possibilita' di convocare un vertice gia' oggi, massimo domani, in modo da avere un margine di qualche giorno prima del D-day fissato da Matteo Renzi il 7 gennaio.

Conte vorrebbe vedere riuniti attorno al tavolo i leader, e non i capidelegazione, anche per testare di persona, e di fronte a testimoni, i piani reali del senatore fiorentino a capo di Italia Viva. I riflettori stanerebbero ogni mossa dei vari protagonisti, nel pieno della pandemia, mentre si cerca una rotta sui vaccini e l'Italia studia come mantenere il contenimento sociale che sta producendo meno contagi degli altri grandi Paesi europei (per esempio, sulla riapertura delle scuole Renzi e Conte

sembrano piu' in sintonia).

Di certo, al momento il premier non appare piu' intenzionato a portare in Consiglio dei ministri le bozze del Recovery, per votarle e per vedere

se le due ministre renziane si sfilerebbero davvero. Dopo una giornata di intensi confronti, Conte precisa di essere "sempre stato aperto ad ascoltare le forze di governo" e di aver avviato lui stesso un confronto politico prima di Natale "proprio per operare una sintesi che potesse consolidare l'azione di governo". Nello stesso momento, pero', fa filtrare di essere anche "favorevole a qualsiasi iniziativa per rafforzare la coesione della maggioranza e la solidita' della squadra di governo".

Fino a oggi il presidente del Consiglio non aveva mai esplicitamente aperto a un ritocco dell'esecutivo. Il rimpasto sarebbe la soluzione piu' semplice, quella che auspica anche uno dei leader del Pd piu' cauti e attenti a evitare trappole come il capodelegazione e ministro Dario Franceschini. E secondo fonti del Pd lo schema potrebbe portare a offrire

a Renzi la Difesa, dove andrebbe Ettore Rosato, per evitare di dare a Iv un ministero molto delicato come l'Interno, dove a quel punto si sposterebbe Lorenzo Guerini.

Forzato dagli eventi, per Conte questa sarebbe l'exit strategy piu' semplice. Ma tra le prime fila del governo e dei partiti della maggioranza si continua a pensare al Conte Ter come l'epilogo piu' realistico, nonostante i timori di chi, Franceschini e Conte i primi, pensa sia una roulette rischiosissima. Il premier dovrebbe salire al Quirinale, dimettersi e poi ottenere un reincarico dal presidente della Repubblica ergio Mattarella. Ma tra il primo e l'ultimo passaggio rituale potrebbe succedere qualsiasi cosa. Conte ha bisogno di garanzie e per questo si sta lavorando a blindare un accordo, in un vertice che potrebbe essere riaggiornato a un secondo incontro.

Nelle ultime forsennate ore di suspense, a un millimetro dal precipizio si sono intensificati incontri e colloqui telefonici. Specialmente tra Conte e il Pd. Il premier ha sentito Nicola Zingaretti ma soprattutto il suo Richelieu, Goffredo Bettini, l'uomo che stava curando la regia dell'operazione "responsabili" al Senato, il consigliere che ha azzardato una lista Conte alleata al Pd e M5S in caso di voto, senza troppo pensare al fatto che pescherebbe consensi proprio da quei due bacini. Il risultato e' una tregua di tre giorni, tre giorni di ossigeno per disegnare il punto del possibile compromesso, proprio mentre si affastellavano voci ben pilotate su un possibile governo elettorale

affidato alla costituzionalista Marta Cartabia, alla giurista Paola Severino o alla presidente del Senato Elisabetta Casellati. Voci, che diventano cori nascosti nell'incertezza della battaglia. Una confusione di fronte alla quale il Quirinale ha fatto intendere di non voler lasciare troppi giorni a disposizione dei partiti per chiudere una crisi aperta al buio.

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January 04, 2021 03:54 ET (08:54 GMT)