MILANO (MF-DJ)- La quota di Mediobanca che Francesco Gaetano Caltagirone ha comprato lo scorso 23 febbraio ha un valore puramente simbolico. Agli attuali prezzi di mercato quell'1,014% rilevato attraverso l'Istituto Finanziario 2012 vale circa 90 milioni, poca cosa per un imprenditore che ha in cassa oltre un miliardo di liquidità.

Ma l'iniziativa, svelata ieri dalla Consob, è rilevante per almeno un paio di ragioni. In primo luogo Caltagirone non era mai entrato nel capitale di Mediobanca e anzi ha sempre centellinato gli investimenti nella finanza del nord, limitandosi ad alcuni presidi strategici come Unicredit (che fino all'autunno del 2019 è stato l'azionista di maggioranza relativa di piazzetta Cuccia) e soprattutto le Generali. Proprio la compagnia triestina, di cui il costruttore ed editore romano detiene il 5,65%, sono l'altro elemento che rende assai rilevante il blitz in Mediobanca. L'anno prossimo scadrà infatti il board del Leone, di cui la merchant milanese è primo azionista al 12,97%. Le procedure di rinnovo non potranno entrare nel vivo prima di giugno, ma i grandi soci hanno iniziato a posizionarsi in vista della scadenza (vedi pezzo a fianco). In questo ambito non è un mistero che Caltagirone vedrebbe di buon occhio un cambio di passo che, pur preservando il ruolo e l'identità di Mediobanca, desse un assetto più plurale alla governance della compagnia. Il punto di equilibrio dovrebbe insomma essere una sorta di co-gestione, da applicare soprattutto alla stesura della lista del cda. Molte di queste idee sarebbero condivise anche dall'altro grande azionista di Mediobanca e Generali, Leonardo Del Vecchio.

Dopo il primo blitz nel settembre del 2019 Mister Luxottica è progressivamente arrivato al 13,2% di piazzetta Cuccia, pur potendo spingersi fino al 20%. Proprio nelle scorse settimane la partecipazione di Delfin ha superato quella dell'accordo parasociale che nel 2018 aveva rimpiazzato il vecchio patto di sindacato. Nuovi pacchetti potrebbero arrivare molto presto visto che, per esempio, Vincent Bolloré sta smontando la partecipazione della Financiere du Perguet (appena scesa al 2,76%) e la permanenza di altri soci storici nel capitale non è scontata. Nel frattempo, Del Vecchio ha investito con decisione anche sulle Generali di cui è azionista da 14 anni e detiene oggi il 4,8% del capitale. Non vi è dubbio del resto che l'imprenditore abbia progetti molto ambiziosi per Trieste: la mia idea è «riportare Generali al ruolo di leader che aveva nel mercato assicurativo europeo alla fine degli anni '90 e che poi ha perso», aveva dichiarato alle agenzie di stampa qualche mese fa.

red/lab

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0408:07 mar 2021

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