ROMA (MF-DJ)--Gli squilibri tra offerta e domanda di gas, che infiammano i prezzi, mettono in pericolo la sopravvivenza di un centinaio di rivenditori e la sicurezza delle forniture di molte imprese e famiglie.

Lo scrive "Repubblica" riferendo che da fine c'è la corsa a iscriversi al Punto di scambio virtuale (Psv), la piattaforma di gestita da Snam dove i soggetti abilitati possono negoziare su base giornaliera il gas immesso nella rete nazionale. Le richieste sono decine, da parte di società industriali o più spesso di reseller - i rivenditori di gas spuntati come funghi dopo le liberalizzazioni degli ultimi anni - e avrebbero fatto salire il numero degli iscritti a 271. A fine 2021 l'ultima relazione dell'Arera ne censiva 199, "84 grossisti puri e 115 rivenditori".

Mancano sette giorni all'inizio dell'anno termico e manca un terzo dei 70 miliardi di metri cubi di gas necessari all'Italia per la nuova stagione. Proprio per accaparrarseli, decine di rivenditori sono corsi al Psv. Ma sarà una ricerca vana per molti di loro, perché i pochi grossisti che riforniscono il mercato nazionale - Eni, Edison, Azerbaijan Gas Supply, Enel, Shell hanno l'87% dei volumi totali - hanno scarsa fiducia nella capacità dei rivenditori di onorare i contratti 2022-2023.

Secondo le stime di Utilitalia e di altri addetti la fatica a contrattualizzare il gas per l'annata potrebbe spazzare via un centinaio di aziende di settore. I più a rischio appaiono i piccoli rivenditori che finora si sono appoggiati su forniture e logistica dei grossisti. Tuttavia, anche varie ex municipalizzate minori come Amgas Bari, Estra, Catania, Casale Monferrato, Voghera, Dolomiti Energia (che però ha negato lo stato di default), sarebbero in difficoltà.

gug


(END) Dow Jones Newswires

September 23, 2022 04:26 ET (08:26 GMT)