MILANO (MF-DJ)--Per l'Italia il 2021 potrebbe essere l'anno dell'unicorno. Al momento neanche una delle 208 startup europee con una valutazione superiore al miliardo di dollari, gli unicorni appunto, ha sede nel Paese.

Negli ultimi tempi, però, ci sono stati segnali incoraggianti e in tanti sono pronti a scommettere che il 2021 sarà l'anno del primo se non addirittura dei primi unicorni italiani. Fra gli indiziati figura la fintech dei pagamenti Satispay che però ha da poco ricevuto un investimento da 93 milioni da parte del corporate venture capital di Tim e di attori stranieri del calibro della cinese Tencent e dell'americana Square.

«Molti grandi operatori nazionali e internazionali si sono sfidati per entrare nel round che, volendo, avrebbe potuto essere anche di entità superiore», spiega Attilio Mazzilli, partner di Orrick che nell'operazione Satispay ha assistito Lgt Lightstone, società di investimento che fa capo alla famiglia regnante del Liechtenstein. Resta il fatto che la startup fondata da Alberto Dalmasso si è per ora fermata a una valutazione di 248 milioni di euro che, per quanto lusinghiera, è circa un quarto di quella necessaria a raggiungere l'ambita condizione di unicorno. Di per sé lo status non è così indicativo della qualità della startup, ma la quantità di giovani società a ottenerlo dice invece molto della capacità innovativa di un Paese e della maturità del suo mercato di venture capital.

Il legame emerge con evidenza dallo studio State of European Tech realizzato da Atomico in collaborazione con Orrick e Slush. Da sempre crocevia per i capitali internazionali, il Regno Unito è per distacco la patria europea degli unicorni, seguita da Germania e Francia. Ormai 24 Paesi europei contano almeno una startup con una valutazione superiore al miliardo, inclusi Malta, Romania e Slovenia. L'ecosistema, del resto, è sempre più vibrante: nel 2020 le startup europee hanno raccolto 41 miliardi di dollari, un record, recuperando terreno su Asia e Stati Uniti che comunque restano rispettivamente a 33 e 100 miliardi di distanza. Quest'anno, così, nel Vecchio Continente sono nati 18 nuovi unicorni fra cui una startup di taxi volanti ed elettrici, la tedesca Lilium, un e-commerce di auto usate, l'inglese Cazoo, e una piattaforma per la mobilità condivisa, l'estone Bolt. Ottenendo un primo investimento, stima il report, una startup guadagna non solo fondi, ma anche poco più di una possibilità su 100 di diventare un unicorno. Considerato che in media 1.500 società chiudono un round seed in Europa, nei prossimi anni potrebbero nascere oltre 20 unicorni ogni 12 mesi.

fch

(END) Dow Jones Newswires

December 14, 2020 02:26 ET (07:26 GMT)