L'utile operativo di Poste Italiane è sceso dell'8% nel primo trimestre, nonostante l'aumento dei ricavi nelle attività che vanno dalla posta e dai pacchi ai pagamenti e alle assicurazioni, a causa dei forti guadagni ottenuti un anno fa con la vendita di alcune obbligazioni italiane.

L'utile prima degli interessi e delle imposte si è attestato a 706 milioni di euro (764 milioni di dollari) nei tre mesi fino alla fine di marzo, in calo rispetto ai 767 milioni di euro di un anno prima, ma al di sopra della previsione di 692 milioni di euro contenuta nel consensus degli analisti compilato dalla società.

Le azioni del gruppo statale, che l'Italia intende privatizzare ulteriormente, sono scese dello 0,4% alle 1152 GMT, dopo aver toccato un nuovo record a 12,765 euro all'inizio della sessione.

Togliendo l'impatto del trading di titoli di Stato, Poste ha registrato un aumento del 14% dell'utile operativo, ha dichiarato la società, aggiungendo di essere sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi finanziari fissati a marzo, quando ha presentato un nuovo piano industriale.

"È stato un inizio d'anno forte... con tutti i segmenti che hanno contribuito e in linea con la nostra strategia", ha detto l'amministratore delegato Matteo Dal Fante.

I ricavi sono aumentati dello 0,7% a 3,05 miliardi di euro nel periodo, ampiamente in linea con la previsione media degli analisti di 3,03 miliardi.

L'Italia prevede di vendere tutto o parte della sua partecipazione diretta del 29,3% in Poste, mantenendo il controllo attraverso un altro 35% detenuto dalla banca statale Cassa Depositi e Prestiti (CDP).

La vendita fa parte dei piani di Roma di raccogliere circa 20 miliardi di euro dalle vendite di asset tra il 2024 e il 2026 per contenere uno dei debiti pubblici più alti al mondo in relazione alla produzione nazionale.