ROMA (MF-DJ)--Solo con le infrastrutture di connessione l'Italia potrà diventare hub europeo del gas fra cinque anni. Parola di Claudio Descalzi che, in una serie di colloqui coi principali quotidiani nazionali - "Corriere della Sera", "Messaggero", "Repubblica" e "La Stampa", fa il punto della situazione sul fronte approvvigionamenti.
"In un tempo non lungo avremo tutto il gas necessario alla nostra autonomia, ma dobbiamo guardare anche alle infrastrutture. I rigassificatori in un primo momento saranno al Nord, poi potranno essere
fatti anche al Sud. Al momento, per i flussi del gas dal Sud esiste un
collo di bottiglia fra la Campania, il Molise e l'Abruzzo. Snam ha giá
lanciato un piano di espansione che è necessario al progetto di un hub", afferma l'ad di Eni, precisando che "il progetto di diventare un hub
entro cinque anni è plausibile se si fanno le connessioni necessarie fra
il nostro Paese e quelli del Nord, creando un flusso dal Sud e risolvendo
una strozzatura".
"Nell'inverno 2024-2025, se le cose continueranno ad andare nel verso giusto, ci affrancheremo dalle forniture russe", assicura il manager da Algeri, dove ha firmato i nuovi accordi con Sonatrach. L'Europa, spiega l'ad di Eni, "è obbligata per ottenere gas ad andare dalla Russia, dalla Norvegia, dal Qatar... Noi invece abbiamo sempre fatto per tempo investimenti nei Paesi produttori, trovato tanto metano e lavorato alla diversificazione. Insomma, eravamo e siamo molto piú avanti. Questo ci ha facilitato".
Descalzi racconta quindi la strategia di Eni per raccogliere fornitori
in Africa. "Questo Continente non è come la Russia o la Norvegia o il
Qatar, che hanno societá di Stato per l'estrazione e poi vendono il gas.
Qui bisogna stringere legami con i Paesi produttori, fare investimenti",
aiutarli nell'estrazione, spiega. "Noi abbiamo cominciato la
diversificazione geografica nel 2014 per essere pronti a fronteggiare
eventuali difficoltá, non abbiamo aspettato la guerra in Ucraina. E
puntiamo sulla diversificazione tecnologica e sulla sostenibilitá
ambientale. Che è importantissima", prosegue Descalzi.
Non c'è il rischio di passare dalla padella russa, alla brace algerina?
"Non ci sono nè padelle, nè braci - mette in chiaro Descalzi -. C'è un
cibo che va cucinato e se brucia dipende da chi lo sta cucinando. Quindi
bisogna diversificare: non c'è solo l'Algeria, ci sono la Libia,
l'Egitto, l'Angola, il Congo, il Mozambico, gli Stati Uniti...".
"Siamo gli unici ad avere una connessione con l'Algeria", grazie al
gasdotto TransMed, mette in evidenza Descalzi, "che ha una capacitá di
circa 36 miliardi di metricubi di gas, tuttora sottoutilizzata: ci sono
ancora piú di 10 miliardi che possono arrivare in Italia. Abbiamo poi una
connessione con la Libia che vale adesso circa 12-14 miliardi di metri
cubi in termini di capacitá, che può salire con adeguate aggiunte di
compressione di parecchi miliardi. E ci sono l'Egitto, l'Angola, il Congo
e il Mozambico che possono portarci il gas liquido e il Tap che porta 7-8
miliardi dall'Azerbaigian e potrá essere ampliato".
In sintesi, conclude l'ad di Eni, "abbiamo cinque punti di connessione
oltre a Tarvisio. In piú abbiamo tre rigassificatori che presto spero
diventino cinque, se non sette". Con un problema: "esiste un collo di
bottiglia tra la Campania, Molise, Abruzzo. Questo comporta che da Sud
possono arrivare al massimo 126 milioni di metricubi al giorno". Per
questo "Snam ha giá lanciato un piano di espansione per superare questo
collo di bottiglia".
gug
(END) Dow Jones Newswires
January 24, 2023 04:08 ET (09:08 GMT)