Un sondaggio mensile condotto dalla banca d'investimento BofA dopo i crolli di Silicon Valley Bank e Signature Bank, ma prima dell'acquisizione di Credit Suisse di domenica, ha mostrato che la percezione dei livelli di rischio è peggiorata drasticamente.

L'"Indicatore di rischio dei mercati finanziari", autocompilato da BofA, dei livelli di preoccupazione degli investitori, è balzato a 7,7, lasciandolo appena al di sotto dei massimi estremi dello scorso anno, durante la guerra in Ucraina, e al di sopra dei picchi della crisi finanziaria globale e dello scoppio del COVID.

I gestori di fondi europei sono particolarmente tristi.

Anche se il loro questionario si è chiuso prima dei guai del fine settimana del Credit Suisse, quasi un terzo di loro ha dichiarato che "un evento di credito sistemico" è ora il rischio maggiore per i mercati.

Questo dato è aumentato rispetto al solo 8% del sondaggio di febbraio e ha scalzato l'inflazione dal primo posto per la prima volta in nove mesi. Con le turbolenze della Silicon Valley Bank fresche nella mente, il settore "bancario ombra" degli Stati Uniti è stato citato come la fonte più probabile di pericolo.

Altri sondaggi hanno raccontato una storia simile.

In Germania, un sondaggio mensile dell'istituto di ricerca economica ZEW ha mostrato un forte calo del sentimento degli investitori.

"I mercati finanziari internazionali sono sotto forte pressione" e l'alto livello di incertezza si riflette nelle aspettative economiche, ha detto il Presidente di ZEW Achim Wambach.

Il crollo degli istituti di credito di medie dimensioni statunitensi Silicon Valley Bank (SVB) e Signature Bank, seguiti dalla scomparsa del Credit Suisse, che ha 167 anni, hanno lasciato gli investitori preoccupati per altre potenziali crisi bancarie.

Il sondaggio di BofA ha mostrato che anche i rischi di recessione e stagflazione stanno aumentando di nuovo.

Poco più della metà dei 212 fondi intervistati a livello globale prevede una crescita mondiale più debole e, sebbene l'84% veda un calo dell'inflazione, l'88% ritiene che la stagflazione - il fenomeno della crescita anemica e dell'inflazione elevata - sia il risultato macroeconomico più probabile nei prossimi 12 mesi.

Tra i money manager europei, un 61% netto prevede che la regione sprofonderà nella recessione nel prossimo anno, rispetto al 55% di febbraio. Il 42% netto prevede anche una recessione globale, in aumento rispetto al 24% del mese scorso.