MILANO (MF-DJ)--Due appuntamenti importanti, a stretto giro l'uno dall'altro, per dimostrare che il Paese, se ancora non si è lasciato completamente la pandemia alle spalle sta riuscendo comunque a superare la crisi. «Riprendere le fiere in presenza è un segnale che attendevamo», spiega a MF-Milano Finanza il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Stefano Patuanelli. Nel mezzo di una congiuntura segnata dalla ripercussioni della crisi ucraina appuntamenti come Cibus a Parma, in programma dal 3 al 6 maggio e Macfrut a Rimini, dal 4 al 6, «rappresentano un momento di confronto tra aziende, produttori e buyers», aggiunge l'esponente pentastellato. «È l'occasione di accogliere le esperienze estere e presentarci all'esterno, fondamentale per continuare la crescita del nostro export e attrarre investimenti».

Domanda. I due appuntamenti si svolgono mentre il tessuto produttivo deve fronteggiare le conseguenze della crisi ucraina. In che modo il governo, anche con il nuovo decreto aiuti, sta venendo incontro ai bisogni delle aziende?

Risposta. Il settore agroalimentare, in particolare i produttori agricoli, è in grandissima difficoltà per gli aumenti del costo del fattore energia. Anche con gli aumenti dei prezzi al consumo non si riescono a recuperare i rincari, in quanto la grande distribuzione trattiene gli aumenti che non arrivano ai produttori primari. C'è tensione su tutte le filiere. Per questo ci saranno strumenti orizzontali per contenere il caro-energia, intervenendo sulle accise, con un aumento del credito d'imposta, sul costo del gasolio. Puntiamo inoltre al rifinanziamento del Fondo filiere, attraverso il quale siamo riusciti a intervenire velocemente a sostegno di quelle più colpite, ad esempio per il comparto lattiero-caseario. Saranno poi rafforzati gli strumenti di garanzia e il raggio d'azione di Ismea.

D. Si parla molto della diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetiche. Una tale strategia è possibile anche per le materie prime agricole?

R. La grande differenza è rappresentata dalla presenza di grandi player nel mercato energetico, che facilitano la ricerca di nuovi fornitori. L' Eni ha accompagnato il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri nelle missioni in Algeria, Angola, Congo. Nel campo dell'agroalimentare non esiste un tale attore pubblico che va a comprare materie prime all'esterno. Sono le aziende stesse a rivolgersi a singoli paesi. Occorre però sottolineare che i mercati non sono in sofferenza per la carenza di prodotti. Ci sono fenomeni speculativi e di aumento dei costi, ma dai monitoraggi sia a livello nazionale sia europeo non emerge preoccupazione sulla quantità degli stock, finora intatti. Certo si lavora nella Ue per aumentare la produzione, soprattutto cerealicola. Tuttavia i dati sulle importazioni di materie agricole e fertilizzanti non preoccupano.

D. Neppure per i fertilizzanti, nonostante l'importanza della Russia?

R. La Russia è sicuramente un grande produttore. Ma contiamo su un buon apporto da Belgio, Germania, Marocco. Nel decreto Taglia prezzi è stata inoltre inserita una norma sul digestato equiparato, riconoscendone il valore fertilizzante.

D. Uno dei temi di confronto, in questo momento, è la destinazione d'uso dei terreni per produrre energia o per l'agricoltura. Ritiene possibile un punto di equilibrio?

R. È evidente che nel momento in cui esiste un problema sui mangimi o per la zootecnia è difficile pensare di aumentare le produzione di mais per il biocarburante. Si può pensare a un approccio d'economia circolare, utilizzando gli scarti a uso energetico. Lo sviluppo del fotovoltaico è una priorità, ma prima di pensare al consumo di terreno agricolo occorre riempire le superfici antropiche come strutture aziendali ed edifici pubblici.

D. Considerato l'attuale quadro è possibile un rinvio della nuova Politica agricola comune?

R. A livello europeo ci stiamo muovendo con eccessiva lentezza. Non si vede la volontà di prorogare l'attuale programma d'azione, rinviando l'applicazione del nuovo. Si dice di voler tenere conto delle condizioni del momento ma manca la volontà di dare spazio nazionale sui piani. Oggi è difficile guardare alla programmazione con gli occhi di qualche mese fa. Ritengo tuttavia che non vada stravolta. Per questo, insolitaria tra i ministri Ue, ho sollecitato la proposta di concedere un anno in più per la transizione. Meglio attendere un attimo che dover rimettere tutto in discussione più avanti.

D. In questo quadro che ruolo può giocare la finanza a sostegno dell'agricoltura?

R. In un momento in cui le imprese hanno un forte indebitamento legato alle conseguenze della pandemia e nel quale riprendono i pagamenti delle rate con la fine delle moratorie, il primo elemento critico è rappresentato dalla liquidità. Facciamo già molto con gli strumenti messi a disposizione da Ismea. Forse c'è necessità di semplificazione.

D. I fondi possono giocare un ruolo?

R. Sta per partire il fondo agritech di Cdp, con la collaborazione di BF. Si tratta di un elemento importante per attrarre fondi di private equity all'interno del comparto. Non ho pregiudiziali, anche verso soggetti esteri. Serve però valutare gli obiettivi che si pongono e che non siano in contraddizione con tempi dell'agricoltura.

D. Servono correttivi al Pnrr?

R. Non per quanto riguarda gli obiettivi. Le cinque misure di nostra competenza sono funzionali in questo momento di fragilità, Parlo dell'agrisolare, della modernizzazione del parco macchine, della logistica, con conseguente riduzione de costi; degli interventi sui bacini irrigui e dei contratti di filiera, previsti dal fondo complementare, per permettere il trasferimento del valore aggiunto ai produttori. Esiste invece un problema con gli aumenti dei costi. Se abbiamo a disposizione 1,5 miliardi per un obiettivo di 0,48GW, il raddoppio del costo dei pannelli solari non permette di raggiungere i target. Stiamo parlando di un fenomeno che precedere il conflitto ucraino. Con ingenti risorse europee a disposizione anche i prezzi avevano già iniziato a lievitare.

D. Con il rispetto dei tempi siete in linea con il programma?

R. Abbiamo avuto qualche ritardo sui contratti di filiera, che comunque sono parte del fondo complementare. Ma abbiamo recuperato ed abbiamo firmato il quinto bando. Per quando riguarda l'agrisolare siamo riusciti a inviarlo a Bruxelles con tre settimane di anticipo. Siamo in attesa del via libera.

D. Sei miliardi per gli aiuti sono sufficienti.

R. Non si può pensare che in questo momento una dotazione per il 2022 di sei miliardi sia sufficiente. Servono cifre più importanti che vanno reperite in tutti i modi possibili. Nelle pieghe di bilancio o aumentando la tassazione sugli extraprofitti degli operatori dell'energia, ho proposta di arrivare almeno a un 25%. Inoltre, reputo il rischio di uno scostamento di bilancio inferiore al rischio di perdere parte del nostro tessuto produttivo.

fch


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May 02, 2022 02:49 ET (06:49 GMT)